Pensieri intorno a un tavolo - Provincia di Piacenza
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In questa cornice <strong>di</strong> riferimento storico alc<strong>un</strong>i educatori iniziarono a staccarsi<br />
dallo sfondo piatto e poco significativo <strong>di</strong> <strong>un</strong> tale modo <strong>di</strong> agire nella<br />
scuola. Figure eccezionali che <strong>di</strong>vennero p<strong>un</strong>ti <strong>di</strong> riferimento all’interno<br />
<strong>di</strong> <strong>un</strong>a scuola che questi maestri v olevano educativa e formatrice più che<br />
scuola <strong>di</strong> istruzione: Don Milani, Mario Lo<strong>di</strong>, maestri <strong>di</strong> <strong>un</strong>a <strong>di</strong>dattica in cui<br />
bambini e r agazzi erano protagonisti. Per Don Milani sapere e r agionare<br />
con la propria testa sono le motivazioni per emanciparsi dalla miseria culturale<br />
<strong>di</strong> provenienza. Per Mario Lo<strong>di</strong> immaginazione e creatività costituiscono<br />
la vera essenza educativa.<br />
E d’altra parte il movimento del ‘68 aveva messo in <strong>di</strong>scussione l’autorità,<br />
valorizzando la fantasia, la creatività e i sentimenti come sfida generatrice<br />
<strong>di</strong> altre sfide.<br />
Nello stesso periodo, tra il ‘70 e l’80, il Movimento <strong>di</strong> Cooperazione Educativa<br />
(MCE), operante soprattutto nella scuola dell’obbligo , iniziò ad allargarsi<br />
anche alla scuola 0-6,mettendo in <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong>dattiche e meto<strong>di</strong> e<br />
introducendone dei nuovi, come il giornale <strong>di</strong> classe cr eato dai bambini.<br />
Si iniziava ad a vere attenzione per la narr azione <strong>di</strong> <strong>un</strong> sé c ollocato in <strong>un</strong><br />
preciso contesto sociale.<br />
Il passaggio dal piano <strong>di</strong> la voro alla pr ogrammazione c ostituì per tanto<br />
<strong>un</strong>a piccola rivoluzione nei confronti <strong>di</strong> <strong>un</strong>a met odologia che procedeva<br />
in modo abitu<strong>di</strong>nario, soprattutto nelle scuole dei bambini piccoli. La programmazione,<br />
parola non coniata in campo pedagogico, quanto me<strong>di</strong>ata<br />
dal mondo ec onomico, abituato a far e quadrare i c onti e a non per dere<br />
nulla l<strong>un</strong>go la strada, creò inizialmente spaesamento. Occorreva mo<strong>di</strong>ficare<br />
atteggiamenti, convinzioni e idee rassicuranti più per l’adulto che per il<br />
bambino.<br />
La programmazione prendeva avvio da <strong>un</strong>a lettur a del contesto, dalla tipologia<br />
<strong>di</strong> bambini e <strong>di</strong> famiglie. Letti i bisogni e le peculiarità dei bambini<br />
iscritti e delle loro famiglie, si definivano gli obiettivi dell’anno. Il collettivo<br />
degli insegnanti partecipava alla stesura; in seguito nascevano i contenuti<br />
del mese da proporre ai bambini. La verifica perio<strong>di</strong>ca era <strong>un</strong>’esigenza.<br />
RIFLESSIONI<br />
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