Pensieri intorno a un tavolo - Provincia di Piacenza
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RIFLESSIONI<br />
Il progetto è qualcosa <strong>di</strong><br />
fluttuante e flessibile perché<br />
è agito dal nido nella sua<br />
complessità. Quin<strong>di</strong> non <strong>un</strong><br />
progetto lineare ma<br />
ramificato, sfaccettato.<br />
50<br />
Per <strong>un</strong> certo periodo, la programmazione venne definita anche con la partecipazione<br />
dei genit ori, coinvolti ad esprimersi attiv amente. Successivamente,<br />
le insegnanti <strong>di</strong>vennero le figure primarie della pr ogrammazione<br />
che le famiglie a vevano il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> conoscere. Molteplici le <strong>di</strong>scussioni <strong>di</strong><br />
gruppo, convinti che il confronto fa progre<strong>di</strong>re. Alc<strong>un</strong>i aspetti problematici<br />
costituirono la motivazione all’ulteriore cambiamento.<br />
Se da <strong>un</strong> lato, sul piano pedagogico e culturale, si valorizzava il patrimonio<br />
in<strong>di</strong>viduale del bambino, dall’altro la pratica quoti<strong>di</strong>ana evidenziava<br />
la rigi<strong>di</strong>tà programmatoria, <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong> binario nel quale si entr ava per<br />
arrivare, a tutti i c osti, a realizzare gli obiettivi pr escelti. E ci si chiedev a:<br />
dove si collocano le domande dei bambini? I loro interessi, le loro storie<br />
personali? Pur <strong>di</strong> realizzare quanto stabilito, l’insegnante li abbandonava<br />
l<strong>un</strong>go la strada.<br />
Quanti inc ontri, quante <strong>di</strong>scussioni per c omprendere che educar e, apprendere<br />
a stare bene in <strong>un</strong> luogo, più che <strong>di</strong> <strong>un</strong> binario obbligato, necessitava<br />
<strong>di</strong> <strong>un</strong> grande albero, come metafora della conoscenza!<br />
Il progetto è infatti <strong>un</strong> alber o, i cui rami prendono varie <strong>di</strong>rezioni partendo<br />
da <strong>un</strong> tronco che è <strong>un</strong>a base sicura e rassicurante.<br />
Il progetto è <strong>un</strong> fare che esige <strong>un</strong> tempo più ristretto, non <strong>un</strong> anno, ma <strong>un</strong><br />
giorno, <strong>un</strong>a settimana,<strong>un</strong> mese;racconta il bambino attraverso piccole sequenze<br />
che in<strong>di</strong>cano i saperi, le parole e le rappresentazioni sul mondo.<br />
Il progetto è il tempo del bambino che incontra gli altri bambini, gli adulti,<br />
gli spazi e i mat eriali; non c’è nulla <strong>di</strong> c erto, perché il pr ogetto può essere<br />
mo<strong>di</strong>ficato dal bambino.<br />
Progettare significa dare voce a <strong>un</strong> bambino protagonista e a <strong>un</strong>a famiglia<br />
partecipe con la consapevolezza che l<strong>un</strong>go il cammino è possibile anche<br />
cambiare strada.<br />
Dai Propositi progettuali 2003 del Gruppo provinciale Coor<strong>di</strong>natori pedagogici<br />
dei ni<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Piacenza</strong>:<br />
“L’esigenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiar are int enzioni e pensieri, per fissar e <strong>un</strong>a memoria<br />
culturale <strong>di</strong> <strong>un</strong> per corso <strong>di</strong> formazione, si è manifestata con forza da par-