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quelle routine su vinile non aveva molto significato per me. È ovvio,<br />

soprattutto a trent’anni di distanza, che persone con forti interessi<br />

economici e con una profonda conoscenza dell’industria musicale<br />

abbiano cercato di realizzare dei dischi; noi come artisti di strada<br />

eravamo più impegnati a pensare come realizzare nuove e diverse<br />

performance. Essendo un DJ che suona dischi altrui, questo evento<br />

non rappresentò niente di significativo. Suonavo quel disco, come<br />

suonavo Kurtis Blow o King Tim III perché piacevano alla gente,<br />

questo è quanto. Prima dell’uscita di Rapper’s Delight suonavo spesso<br />

lo strumentale di Good Times accompagnato da un MC che recitava<br />

live le sue rime.<br />

Charlie Chase: Ho dei sentimenti contrastanti verso quel disco.<br />

Rapper’s Delight arrivò sulla scena proprio quando stavo cominciando<br />

a chiedermi che tipo di futuro avrebbe avuto quella cultura. Volevo<br />

capire se per me il DJing fosse solo un hobby o potesse essere anche<br />

altro. L’uscita di Rapper’s Delight mi chiarì le idee. Quel disco<br />

però rispedì l’hip hop indietro di qualche anno: nel Bronx quelle rime<br />

così semplici erano utilizzate nel 1975, la competizione fra MC<br />

aveva fatto evolvere il tipo di rime utilizzate. Questi non erano veri<br />

MC, non potevano minimamente competere con quelli della Major<br />

League, gli MC del Bronx. Riportarono indietro la cultura; gli skill<br />

dei veterani erano decisamente migliori. Questa è la parte negativa.<br />

In positivo, potrei dire che quel disco aprì molte porte, fece conoscere<br />

l’hip hop a livello internazionale e diede un vero scopo alla mia<br />

vita, diede un senso a ciò che da anni stavo facendo.<br />

AJ: Quando sentii il pezzo alla radio mi stupii perché non avevo<br />

mai sentito né visto esibizioni di questo gruppo. Poco tempo dopo<br />

invece ebbi l’occasione di esibirmi durante una festa in cui c’erano<br />

anche loro. Come al solito il promoter dell’Audubon Ballroom<br />

avrebbe voluto Flash ma, non riuscendoci, invitò AJ, Busy Bee e i<br />

New Edition per aprire lo show della Sugarhill Gang. Tutti volevano<br />

sapere chi fossero gli MC della Sugarhill Gang per cui la festa era<br />

sold out; c’era tutta la scena quella sera: lo stesso Flash, Bam, Theodore,<br />

King Mario. Stavo facendo il mio show con molta pressione<br />

addosso perché la loro manager, Sylvia Robinson, mi aveva dato<br />

istruzioni precise sui pezzi che non avrei dovuto suonare per non rovinare<br />

l’esibizione del suo gruppo. Tra l’altro non avevano un DJ ma<br />

una band come accompagnamento. Avevo istruzioni precise, ma a<br />

un certo punto arrivò Russell Simmons e mi chiese di suonare il nuo-<br />

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