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Take One affermò di conoscere i migliori sulla scena, la Rock Steady<br />

Crew. Il giorno successivo, lo stesso Take One portò Crazy Legs e<br />

Frosty Freeze nello studio di Chalfant, che colse al volo l’occasione di<br />

vederli in azione. Appena si rese conto di ciò che erano in grado di fare<br />

quei ragazzi li invitò a esibirsi al Common Ground, un loft di Soho.<br />

Per lo show al Common Ground Chalfant invitò anche Fab Five<br />

Freddy e Rammellzee. Anche lui voleva presentare graffiti, DJing,<br />

MCing e b-boying insieme, come elementi di una medesima cultura.<br />

Il termine hip hop non era ancora divenuto espressione di quel movimento<br />

culturale giovanile, così Chalfant decise di chiamare lo<br />

show “Graffiti Rock”. Sulla locandina l’evento era descritto in questi<br />

termini: “Utilizzando la musica, il rap, la danza e i graffiti, gli artisti<br />

trasformano immagini statiche in una performance dinamica. Lo<br />

scultore/fotografo Henry Chalfant coordina gli artisti per una<br />

performance dalle molte sfaccettature”.<br />

L’articolo scritto da Sally Banes, corredato dalle foto di Martha<br />

Cooper, apparso sulle pagine del “Village Voice” in occasione dell’evento<br />

“Graffiti Rock”, fu il primo testo pubblicato a descrivere quelle<br />

diverse forme d’espressione artistica come appartenenti al medesimo<br />

movimento culturale. Nell’articolo la Banes definisce quelle<br />

forme espressive come “cultura di strada, dimostrazioni pubbliche<br />

di virilità, intelligenza e abilità. In pratica, di stile”. La frase che più<br />

di tutte catturò l’immaginazione dei lettori fu: “Il breaking non è<br />

semplicemente la risposta al ritmo della musica. È una sorta di combattimento<br />

rituale che trasmuta l’aggressione in arte. Nell’estate del<br />

1978, ricorda Tee della High Times Crew, quando avevi qualche<br />

problema con qualcuno, invece di chiedere Hey you wanna fight? dicevi<br />

Hey you wanna rock?”. 1<br />

Punk dal Bronx<br />

Nell’agosto del 1981 Malcolm McLaren aveva conosciuto Bambaataa<br />

grazie a Michael Holman, un videoartista che l’aveva portato a<br />

una festa nel Bronx per fargli vedere di persona quella nuova scena<br />

musicale. Il party si teneva presso il Bronx River Center dove il re era<br />

Bam e il suo vice Jazzy Jay. Il buio era pressoché totale, l’aria intrisa<br />

di marijuana e angel dust e di quando in quando tra i presenti scoppiavano<br />

piccole risse; McLaren era terrorizzato ma rimase letteral-<br />

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