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Wild Style<br />
Tracy 168<br />
Sul finire degli anni sessanta a NYC si stava uscendo da un periodo di crisi,<br />
c’era molto caos e negatività. Le gang proliferavano ovunque e non avevano<br />
pietà per nessuno. L’unica cosa positiva per me fu trovare un modo per<br />
esprimere le mie frustrazioni. Vidi un treno e ci feci una tag e, prima che me<br />
ne accorgessi, avevo iniziato un movimento di massa. Libertà d’espressione,<br />
ecco di cosa parliamo: della possibilità di dire ciò che pensavamo e accadeva<br />
nella strade. Lo scrivevamo sui treni così chiunque poteva leggerlo!<br />
Avevamo trovato la forma d’espressione più adatta a noi e alla situazione<br />
in cui vivevamo. Per la prima volta potevano dire ciò che pensavamo e<br />
non leggere solamente quella stupida propaganda che arrivava da televisioni<br />
e telegiornali. I graffiti nacquero per sfuggire alla disperazione della vita<br />
quotidiana. All’epoca, non potevi azzardarti a uscire dalla tua zona, se lo facevi<br />
e tornavi a casa vivo potevi considerarti fortunato. L’espressione artistica<br />
fu importantissima per noi poiché quando crei un pezzo non sono tanto<br />
importanti i colori con cui stai dipingendo quanto quello che stai realizzando.<br />
I pezzi e la qualità della loro realizzazione diventarono più importanti<br />
dell’appartenenza a una determinata gang. Ogni artista portava nelle<br />
sue opere il proprio background e stile.<br />
È una forma d’espressione artistica davvero incredibile, capace di infrangere<br />
tutte le barriere; siamo tutti uniti in un’unica cultura grazie a questa<br />
caratteristica peculiare. Credo proprio che la nostra arte sia riuscita a far diventare<br />
il mondo un posto migliore e sono felice d’esser parte di questo movimento<br />
artistico. Riflettendoci è incredibile, non ci avrei mai scommesso<br />
sopra...<br />
Andavo in giro con un amico e facevamo tag. Non c’erano ancora i pezzi<br />
sui treni all’epoca, neanche tag sull’esterno. Un giorno feci una tag pensando<br />
che non l’avrei rivista mai più... quella stessa sera per pura coincidenza<br />
rividi quello stesso treno con la mia firma. Whoa! C’era qualcun altro<br />
che aveva aggiunto la sua proprio accanto alla mia. Quel che accadde da<br />
quel momento in poi è ormai storia. Iniziai a farne altre, più grandi, più belle,<br />
più colorate. Prima di rendermene conto stavo dipingendo interi vagoni.<br />
In questo modo, però, dando visibilità ai pezzi sull’esterno delle carrozze,<br />
avevamo gli sbirri alle calcagna. Ormai sapevano che andavamo nei deposi-<br />
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