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chael, senza dimenticare Muhammad Ali: il rap non era dunque nulla<br />
di nuovo, era un ritmo presente nell’aria. L’hip hop lo trasformò<br />
però in qualcosa di meraviglioso.<br />
Pubblicato nel 1973, Hustler’s Convention fu scritto e recitato da<br />
Jalal Uridin, leader del gruppo militante Last Poets, e rappresentò<br />
una delle ispirazioni principali per i giovani MC del Bronx. Il gruppo<br />
era apparso sulle scene verso la fine degli anni sessanta, quando il<br />
produttore Alan Douglas li aveva visti in uno show televisivo su<br />
un’emittente locale. “Chiamai la stazione televisiva, scoprii chi fossero<br />
e grazie ad alcuni amici ottenni il contatto. Ci incontrammo all’angolo<br />
della 138esima e Lenox Avenue e recitarono per me lì in<br />
strada” racconta Douglas. “Firmai un accordo con loro che prevedeva<br />
che sarebbero venuti in studio per registrare e se ci fossimo trovati<br />
bene avremmo pubblicato l’album. In caso contrario avrebbero<br />
potuto portarsi via i master.” 6<br />
Il primo album del gruppo, che conteneva pezzi quali Run Nigger,<br />
Niggers are Scared of the Revolution e When the Revolution Comes,<br />
vendette più di ottocentomila copie nonostante gli accenti violenti<br />
e radicali che escludevano qualsiasi possibilità di un passaggio<br />
radiofonico. Con lo pseudonimo di Lightin Rod, Jalal decise di registrare<br />
un disco solista, Hustler’s Convention, composto da dodici<br />
toast della tradizione carceraria (Four Bitches Is What I Got, Coppin<br />
Some Fronts for the Set e Sentenced to the Chair) recitati su composizioni<br />
musicali di Brother Gene Dinwiddie e dei Kool and the Gang.<br />
Nonostante questa produzione non ebbe il medesimo successo di<br />
vendite del primo disco dei Last Poets, divenne un vinile di culto nel<br />
Bronx.<br />
Con Hustler’s Convention come ispirazione, Kool Herc iniziò a<br />
scrivere alcune semplici rime, come my yellow e it’s the joint. Herc<br />
scoprì una macchina per l’eco che utilizzata al momento giusto aggiungeva<br />
un tocco in più. Yes yes y’all – recitava Herc – It’s the serious<br />
serious jointski. You’re listening to the sound system. The Herculords...<br />
culords... lords. And I just want to say to all my b-boys...<br />
boys...oys. Time to get down to the AM. But please remember – respect<br />
my system and I’ll respect yours. As I scan the place, I see the very familiar<br />
faces... of my mellow. Wallace Dee is in the house. Wallace Dee,<br />
freak for me.<br />
“Sono andato per la prima volta all’Hevalo quando avevo tredici<br />
anni” racconta Sisco Kid. “La gente era in fila tutt’intorno l’isolato.<br />
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