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quale avevamo abbattuto la parete e l’avevamo sostituita con un vetro<br />
così da poter vedere i DJ in azione e viceversa. Nel secondo club<br />
si vedevano i b-boy dei TBB, TDK e della Rock Steady Crew. Si cercava<br />
di non fare circolare droghe all’interno ma all’esterno c’erano<br />
così tanti appartamenti vuoti dove poter abusare di tutto. Non c’erano<br />
mai risse ma solo gioia e divertimento. Quel luogo così come altri<br />
club creati da spazi abbandonati furono l’ispirazione per il film Beat<br />
Street. I club si chiamavano Sunken Treasure 1 e 2.<br />
B-boying<br />
Trace2: Batch era anche parte della Salsoul Crew, un gruppo di hustler.<br />
Poi si appassionò al b-boying e decise di trasformare la sua<br />
crew di writer in una di b-boy, cambiandone il nome in TBB<br />
Rocking Crew – una delle prime crew di b-boy sulla scena. I nostri<br />
colori erano il nero e bianco, bianco su sfondo nero o viceversa, che<br />
portavamo su magliette e felpe. Spesso avevamo le nostre tag e altri<br />
pezzi che indicavano la crew d’appartenenza disegnati sui nostri indumenti.<br />
Aby: La prima crew in cui sono entrato è stata la TBB Rocking<br />
Crew, creata da mio fratello Batch. Era composta per lo più da latini<br />
e forse c’era anche un bianco, un certo Sharky. Iniziammo a frequentare<br />
le prime jam che si tenevano alla PS 118 o su Mohegan Avenue.<br />
Il DJ era Lay Lay, uno dei primi nella nostra zona, che era parte della<br />
PM Fun City Crew. Iniziammo a muoverci sempre più a sud, a frequentare<br />
jam della Zulu Nation e ad affrontare gli Zulu Kings.<br />
Trace2: Alla prima jam a cui abbia mai partecipato il DJ era Lay<br />
Lay della PM Fun City Crew, una gang che prima era conosciuta con<br />
il nome di Peacemakers. Poi c’erano Caz, Theodore, Rockin Rob,<br />
Charlie Chase, Flash. Alle feste di Flash pagavamo 50 centesimi per<br />
vederlo suonare in un seminterrato.<br />
Trac2: Nel 1974 mi capitò di vedere una jam dove il DJ ai piatti era<br />
Kool Herc; era come essere a un house party all’aperto. Ma la vera differenza<br />
consisteva nel fatto che in quel luogo si aggregava tutto il<br />
quartiere: giovani, famiglie, anziani e persino i membri di diverse<br />
gang. Era un meraviglioso posto d’incontro per tutta la comunità.<br />
Quella fu la prima occasione in cui ho potuto vedere personalmente<br />
com’erano i party all’aperto nella comunità afroamericana: la musica,<br />
la gioia delle persone che si riunivano tutte insieme.<br />
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