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giovani artisti provenienti dal Bronx. “C’era un DJ, un nero tarchiato<br />

che suonava una specie di disco funk spezzettato, e un branco di<br />

giovani portoricani scalmanati che si dimenavano in pista come trottole<br />

impazzite.” 2 Capelli tinti di bianco e nero, ben inserita nell’ambiente<br />

grazie all’assidua frequentazione dei club londinesi, non si sarebbe<br />

più mossa dagli Stati Uniti. Di giorno lavorava nel negozio di<br />

Vivienne Westwood, di notte era dedita alla musica, al divertimento<br />

e al clubbing.<br />

Dopo la performance Blue si presentò ai b-boy e, nelle settimane<br />

successive, la giovane punkettara inglese iniziò ad avventurarsi in<br />

periferia per frequentare un club chiamato Disco Fever. In seguito<br />

Blue chiese a Holman di organizzare una serata simile al Negril, un<br />

locale reggae dell’East Village (un tempo il rifugio preferito di Bob<br />

Marley a Manhattan) gestito da Cosmo Vynil, manager dei Clash.<br />

Holman portò con sé Bambaataa, Jazzy Jay e gli altri DJ della Zulu<br />

Nation, più Theodore e la Rock Steady Crew. Il successo di quella<br />

prima serata inaugurò i giovedì del Negril e la serata “Wheels of<br />

Steel”, promossa dal duo Blue-Holman.<br />

Successivamente i rapporti tra i due s’incrinarono (Holman diventerà<br />

il manager dei New York City Breakers e il presentatore della<br />

prima trasmissione televisiva sulla cultura hip hop, “Graffiti Rock”) e<br />

l’inglesina (che ora si faceva chiamare Kool Lady Blue) portò allo stadio<br />

successivo il suo progetto. Quando i vigili del fuoco fecero chiudere<br />

il Negril per via dell’eccessivo affollamento lei si spostò al Dancetteria,<br />

una discoteca new wave molto trendy, e in seguito a una pista<br />

di pattinaggio con una capacità di tremila persone: il Roxy.<br />

Tutti ricordano quelli del Roxy come anni molto speciali, quel<br />

posto era il manifesto di ciò che New York poteva rappresentare: un<br />

centro culturale multirazziale animato da una schiera di giovani ardenti<br />

e irriducibili. La notte era composta da migliaia di stili e centinaia<br />

di slang diversi.<br />

Tutti i venerdì, dal 18 giugno del 1982 fino alla fine del 1983, la<br />

serata “Wheels of Steel” di Kool Lady Blue riuniva b-boy adolescenti<br />

del Bronx, punk dalle creste acuminate, musicisti new wave come<br />

Blondie e Talking Heads e la crème del mondo dell’arte di Manhattan,<br />

Andy Warhol compreso. Nei locali di quel genere stava avvenendo<br />

una vera e propria contaminazione: l’opposto della selettiva<br />

decadenza dello Studio 54.<br />

“Era favoloso. Una sensazione bellissima” afferma Johnny Dy-<br />

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