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si era guadagnato fama e rispetto nei Black Spades ma nei primi anni<br />
settanta iniziò un’esperienza di vita differente che lo portò a fondare<br />
The Organization, in seguito conosciuta come Universal Zulu Nation.<br />
Molti ex Spades confluirono nella Zulu Nation e operarono come<br />
“sicurezza” nei party di Bam. Allo stesso modo, Chuck Chuck<br />
City Crew lavorava per le feste di DJ Dice e Casanova Crew per<br />
quelle della Blackdoor Productions e Grandmaster Flash e i Peacemakers<br />
divennero la Pm Fun City Crew. DJ Kool Herc si guadagnò<br />
il rispetto dei membri delle gang grazie alla sua incredibile selezione<br />
musicale e, soprattutto, perché non lesinava shout out ai membri<br />
delle diverse gang durante i suoi party.<br />
L’influenza della cultura delle gang è direttamente rintracciabile in<br />
altre forme espressive della cultura hip hop come l’arte visiva e la danza.<br />
Tag e graffiti sono stati utilizzati dalle gang come simboli d’appartenenza<br />
e territorialità, veri e propri messaggi che segnalavano quale<br />
gang dominava in una determinata area della città. Ricordate Rembrant,<br />
l’artista della gang dei Guerrieri della notte? Quelle tag e quei<br />
graffiti dozzinali ben presto si trasformarono da simboli di guerra a<br />
espressione di individualità ribelli, capolavori che narravano pulsioni e<br />
tensioni di giovani invisibili e dimenticati dalla società ufficiale. Anche<br />
per la danza le aree di sovrapposizione sono evidenti, per esempio nell’uprocking.<br />
Le gang di NYC facevano danze rituali prima di entrare<br />
in guerra contro membri di altre gang. L’uprocking, in particolare, è<br />
una forma di danza che imita le pugnalate, i colpi e i calci che vengono<br />
scagliati contro il nemico durante il combattimento. Questa danza è<br />
diventata da subito uno degli elementi che caratterizzano l’insieme di<br />
forme espressive conosciute dai più come break dance o breaking.<br />
La riunione narrata nei Guerrieri della notte pose dunque le premesse<br />
per un clima di feste, gioia e originalità che portò alla nascita<br />
della cultura hip hop.<br />
Note<br />
1 Jeff Chang, Can’t Stop, Won’t Stop, St Martins Press, New York 2005, pp. 48-49.<br />
2 Ivi, p. 49.<br />
3 Ivi, pp. 42-43.<br />
4 Henry Chalfant, Mambo to <strong>Hip</strong> <strong>Hop</strong>, New York 2006.<br />
5 Jeff Chang, Can’t Stop, Won’t Stop, cit., p. 61.<br />
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