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I dirigenti dell’industria musicale realizzarono che l’esportazione<br />
dell’hip hop nel mondo avrebbe portato profitti milionari. Il numero<br />
delle crew aumentò in maniera spropositata, le fantasie da cameretta<br />
si trasformavano in sogni che contemplavano album di platino.<br />
Per i quindici anni successivi, l’hip hop si sarebbe trasferito dai centri<br />
comunitari e dai parchi alla dimensione dei club e, successivamente,<br />
a quella degli studi di registrazione. Le etichette indipendenti<br />
adottarono tecniche di marketing innovative per promuovere la<br />
cultura hip hop, nello specifico il rap, all’interno degli standard dell’industria<br />
musicale; impegnati a razionalizzare e sfruttare il nuovo<br />
prodotto – per comprendere, isolare, impacchettare e vendere la sua<br />
essenza.<br />
Non per tutti fu così. Alcuni artisti riuscirono meglio di altri a interpretare<br />
un diverso modo di scrivere testi per adattare le proprie<br />
rime al vinile. In alcuni dei primi dischi si poteva percepire un senso<br />
di liberazione e sfogo, soprattutto in quelli pubblicati dalla neonata<br />
etichetta Enjoy Records di Bobby Robinson, nei quali i rapper rimavano<br />
con esuberanza i testi cantati per anni per un pubblico locale,<br />
ora incisi su vinile e pronti a diventare universali. In New Rap Language,<br />
per esempio, i Treacherous Three e Spoonie Gee (Kool Moe<br />
Dee, LA Sunshine, Special K e lo stesso Spoonie Gee) dimostrarono<br />
la loro abilità nelle dinamiche di gruppo, ispirati dall’esempio dei<br />
Furious Five, aggiungendo però uno stile di parlato velocissimo e<br />
metafore iperboliche. La crew volgeva il suo sguardo a “nord, sud,<br />
est e ovest”, anticipando il destino dell’hip hop, che di lì a breve<br />
avrebbe conquistato New York City, l’America e il mondo intero.<br />
La conquista del vinile non solo permise all’hip hop di evolversi<br />
verso un genere musicale a pieno titolo ma lo salvò da una precoce<br />
estinzione. Verso il 1979, dopo il picco d’interesse raggiunto tre anni<br />
prima, il Bronx stava vivendo ciò che Jazzy Jay definisce draught,penuria:<br />
un periodo in cui l’interesse per quella nuova cultura sembrava<br />
essere scemato. La partecipazione alle feste stava calando in modo<br />
vertiginoso e gli stessi DJ erano convinti che l’hip hop avesse fatto<br />
il suo tempo. “Se non eri della scena, non avresti saputo della penuria”<br />
afferma Jazzy Jay. “Verso il 1979 si stava esaurendo. Tutti<br />
pensavano che fosse una forma artistica giovanile in via d’estinzione.<br />
Dominava la disco crossover, le platee stavano voltando le spalle all’hip<br />
hop, preferendogli sonorità più seducenti. La gente si stava<br />
buttando di nuovo sul RnB e sulla scena dei locali in stile disco. Tutti<br />
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