Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore
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<strong>di</strong> andata si svolge dal 13 al 26 marzo del 1675, via Firenze (in 14 giorni i nostri<br />
“pellegrini” percorrono 220 miglia, come è scritto); la permanenza a Roma dura<br />
oltre sei mesi, cioè fino al 30 settembre, giorno nel quale il nostro bravo e simpatico<br />
sacerdote prende e da solo la via del ritorno, questa volta attraverso la strada <strong>di</strong><br />
Loreto, ritorno che avverrà 1’11 ottobre dello stesso anno, dopo aver percorso<br />
289 miglia, come è scritto.<br />
Il quadernetto racconta <strong>di</strong> tantissime cose: luoghi, persone, usi, avvenimenti<br />
che si svolgono nella preziosa cornice della Roma dell’Anno Santo, assieme a<br />
considerazioni personali ed incarichi quoti<strong>di</strong>ani dell’autore del manoscritto: le sue<br />
“visite”, le sue Messe, per vivi e per defunti, le sue comunicazioni attraverso<br />
la scrittura <strong>di</strong> numerosissime lettere, la Scala Santa fatta per se stesso e per altri<br />
membri della Comunità che egli così onestamente rappresenta...<br />
Il manoscritto è inoltre un documento ricco <strong>di</strong> informazioni sui vari tipi<br />
<strong>di</strong> monetazione esistente: sol<strong>di</strong>, testoni, giulii, baiocchi ricorrono spesso nella<br />
quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> eroi nostri conterranei che non doveva <strong>di</strong>sporre<br />
certamente <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> capitali, tanto da dover accettare ad<strong>di</strong>rittura un generoso<br />
prestito da parte degli stessi avversari. E tante altre informazioni si hanno su<br />
vestiario, alimentazione, cura del corpo... Barilli <strong>di</strong> vino allungati con l’acqua<br />
per fare economia, fichi e melloni quale omaggio ai potenti per ingraziarseli,<br />
scofoni, candelle <strong>di</strong> sevo, quinterni <strong>di</strong> carta: non si tratta del semplice racconto <strong>di</strong><br />
un viaggio, bensì del racconto delle <strong>di</strong>fficoltà che all’epoca si incontravano e <strong>di</strong><br />
come tali <strong>di</strong>fficoltà venivano affrontate con caparbietà e con tenacia. Attraverso<br />
la lettura del quaderno abbiamo potuto vedere e capire cosa voglia <strong>di</strong>re ricevere<br />
informazioni storiche da una fonte: il racconto del passato <strong>di</strong>rettamente da chi<br />
quel passato lo ha vissuto.<br />
Don Gioseffo Maria Felicani prende quin<strong>di</strong> la strada del ritorno da solo ed<br />
è forse questo il momento del racconto più ricco <strong>di</strong> umanità: gli imprevisti, la<br />
solitu<strong>di</strong>ne e gli incontri non sempre felici gli fanno spesso provare sentimenti <strong>di</strong><br />
autentico sconforto che fanno sì che egli si lasci andare al pianto.<br />
Dopo la visita alla Santa Casa <strong>di</strong> Loreto e in seguito ad altre tappe che possano<br />
alleviare la fatica del viaggio, il nostro “eroe” giunge finalmente nella sua e nella<br />
nostra Sant’Agata “a hore 23” ed annota tra le ultime parole che il suo quaderno<br />
racconta “tutto il viaggio <strong>di</strong> Roma tanto nell’andare e tanto nel ritornare e la sua<br />
spesa, dove chi leggerà vedrà il tutto”. Forse con quel “chi leggerà” non intendeva<br />
arrivare così lontano nel tempo...<br />
Sant’Agata e la Partecipanza agraria<br />
Il manoscritto su cui abbiamo lavorato è un <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> viaggio. L’autore è un<br />
Santagatese, vissuto nel Seicento, che si recò a Roma per rappresentare “il popolo<br />
partecipante” nella lite che lo opponeva ai conti Caprara.