Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore
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nel prossimo Bollettino: il tutto è stato usato per le spese della Casa dei Giovani”.<br />
Continuavano il ciclo il recital “...E l’uomo fu”, spettacolo allestito nell’ambito del<br />
Congresso Eucaristico <strong>di</strong> zona che in quel periodo si teneva a <strong>Crevalcore</strong>, e lo spettacolo<br />
“Alfa-Omega morire per vivere”, caratterizzato dalle musiche del complesso “Angelico<br />
Lombrico”. Grande successo <strong>di</strong> pubblico ebbe lo spettacolo presentato al Ver<strong>di</strong> in<br />
quegli anni dal gruppo internazionale <strong>di</strong> “Viva la Gente”.<br />
Nei primi anni ‘70 il Cinema Italia cambiava nuovamente gestione; a rilevare la<br />
licenza industriale dalla signora Lo<strong>di</strong> era il Centro Utenti Cinema Emilia Romagna<br />
che continuava l’attività <strong>di</strong> proiezioni per un paio <strong>di</strong> anni. In quel periodo i gestori<br />
del Cinema Ver<strong>di</strong> tentavano <strong>di</strong> ottenere sia la licenza industriale del Cinema Italia<br />
sia la gestione del cinema Carbone. Nessuno dei progetti <strong>di</strong> espansione arrivava<br />
in porto: a farli naufragare erano la parificazione delle norme che regolavano le<br />
<strong>di</strong>verse licenze cinematografiche, la situazione finanziaria del cinema all’aperto e<br />
la crisi <strong>di</strong> pubblico che cominciava a intravedersi.<br />
Nel 1975 il Margherita, rimasto “orfano” della sua proprietaria, era affittato<br />
ad un ravarinese, già gestore <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse sale cinematografiche nel modenese, il<br />
quale rinnovava il cinema nell’aspetto e nella programmazione. La ristrutturazione<br />
non risparmiava l’antico nome e l’insegna al neon a forma <strong>di</strong> margherita che dalla<br />
fine degli anni ‘50 stava appesa a Porta Modena. Forte <strong>di</strong> un nuovo ingresso,<br />
dell’interno rivestito <strong>di</strong> moquette, <strong>di</strong> più comode poltroncine e <strong>di</strong> un nuovo<br />
impianto <strong>di</strong> riscaldamento, il cinema, ribattezzato Maxim’s, affidava il proprio<br />
rilancio alle pellicole osè.<br />
Nel 1978 il Cinema Ver<strong>di</strong> era coinvolto in una contestazione contro la guerra<br />
in Vietnam. A scatenare le proteste dei pacifisti era il film “Berretti Ver<strong>di</strong>” <strong>di</strong> John<br />
Wayne, che sosteneva l’intervento americano in Vietnam. La pellicola aveva già<br />
scatenato proteste e manifestazioni in mezzo mondo. Nella notte precedente alla<br />
proiezione un giovane pacifista, <strong>di</strong>pendente delle poste, con pennello e vernice era<br />
riuscito ad imbrattare le locan<strong>di</strong>ne del film, ad attaccare manifesti <strong>di</strong> protesta sulla<br />
facciata del cinema e a scrivere sull’asfalto del piazzale antistante frasi <strong>di</strong> condanna<br />
della guerra in Indocina.<br />
Televisione, nuove mode e nuovi stili <strong>di</strong> vita determinarono sul finire degli<br />
anni ‘70 una crisi generale dello spettacolo cinematografico dalla quale neanche i<br />
cinema crevalcoresi uscirono indenni.<br />
Si spegneva lentamente il Cinema Carbone che, senza dare troppo nell’occhio,<br />
non riapriva più le porte all’arrivo dell’estate. Chiudeva definitivamente il Cinema<br />
Italia: le previsioni degli incassi rendevano improponibile la ristrutturazione<br />
dell’umido e cadente e<strong>di</strong>ficio; resisteva a fatica il Maxim’s, dopo la ristrutturazione<br />
a base <strong>di</strong> moquette e <strong>di</strong> pellicole osè, mentre il Cinema Ver<strong>di</strong>, per sopravvivere,<br />
giocava la carta del ri<strong>di</strong>mensionamento. L’idea era partita da Viterbo Garuti, quasi<br />
un ‘fratello’ del cinema. Era, infatti, cresciuto fra le mura del Ver<strong>di</strong> nell’appartamento<br />
del custode e da sempre e volontariamente aveva collaborato alla gestione. Il<br />
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