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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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ROBERTO TOMMASINI<br />

I cinema <strong>di</strong> <strong>Crevalcore</strong><br />

Sul finire del 1896 l’impresario Italo Pacchioni chiedeva ed otteneva dal<br />

Sindaco <strong>di</strong> <strong>Crevalcore</strong> il permesso <strong>di</strong> proiettare per due serate “uniche straor<strong>di</strong>narie<br />

rappresentazioni <strong>di</strong> proiezioni animate col vero e americano kinematografo<br />

E<strong>di</strong>son”. Una novità assoluta, un successo immenso, almeno secondo il manifesto<br />

che pubblicizzava l’evento, annunciato per la sera <strong>di</strong> Sabato 14 Novembre 1896<br />

alle ore 20 e per la Domenica seguente dalle 16 alle 20.<br />

Il permesso era concesso per il meraviglioso teatro comunale decorato da Gaetano<br />

Lo<strong>di</strong> che entrava così nella storia come primo cinema <strong>di</strong> <strong>Crevalcore</strong>.<br />

Dell’immenso successo e delle sensazioni suscitate da quella novità assoluta, i<br />

nostri concitta<strong>di</strong>ni non ci hanno tramandato memorie, e <strong>di</strong> cinema a <strong>Crevalcore</strong> se<br />

ne riparlava al termine del primo conflitto mon<strong>di</strong>ale, epoca in cui la nuova forma<br />

<strong>di</strong> spettacolo si affermava al punto da rendere necessaria la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />

due sale <strong>di</strong> proiezione.<br />

La prima sala aveva trovato spazio in una “succursale” della Casa del Popolo.<br />

Nel 1908, attraverso una sottoscrizione popolare, le leghe dei lavoratori avevano<br />

acquistato un e<strong>di</strong>ficio sulla strada maestra del paese (attuale caserma dei carabinieri)<br />

per a<strong>di</strong>birlo a propria sede. Di quell’acquisizione faceva già probabilmente parte<br />

una costruzione accessibile da Via Mattioli, il cui piano terra era stato nel tempo<br />

adattato per attività ricreative; fra queste il cinema aveva assunto una parte rilevante,<br />

tanto che il locale era stato dotato <strong>di</strong> un proiettore cinematografico, acquistato,<br />

pare, al termine del primo conflitto mon<strong>di</strong>ale.<br />

La seconda sala <strong>di</strong> proiezione era stata ricavata all’interno del Margherita, un<br />

teatro costruito nel 1920 all’angolo fra Via San Martino e l’ultimo tratto <strong>di</strong> Via<br />

Sbaraglia; nell’e<strong>di</strong>ficio era inglobata una casetta che dava sui viali alberati che già<br />

circondavano il paese. A volere e a gestire il teatro fu un gruppo <strong>di</strong> soci <strong>di</strong> cui<br />

fecero parte Tonini Silvio, Guerzoni Pietro e Roveri Aldo. Incerta l’origine del<br />

nome, forse da cercare in legami con la “Margherita”, una società carnevalesca<br />

locale, organizzatrice <strong>di</strong> feste e veglioni danzanti.<br />

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Brillino le immagini sul tuo muro bianco! E quando pure ciò non fosse<br />

che un illusione passeggera, tuttavia fa la nostra felicità, quando, come<br />

piccoli bambinelli ingenui, restiamo lì davanti rapiti.<br />

Johann Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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