Fig. 3– ASBo, Vicariati, <strong>Crevalcore</strong>, mazzo 1, reg. 2, c. 1r 27
28 giustizia tardo-me<strong>di</strong>evale e più ancora la forma mentis burocratico-amministrativa dei suoi operatori, a partire in questo caso dal vicario, rendono nel complesso piuttosto monotono il contenuto dei registri, come del resto accade a tutta l’analoga documentazione contemporanea. A ciò si aggiunga che <strong>Crevalcore</strong> era pur sempre un centro periferico, che non poteva competere con Bologna per vivacità culturale e sociale. Il contenuto delle inquisitiones del vicario mostra una realtà quasi esclusivamente rurale, in cui le liti tra gli abitanti erano motivate sopratutto da danni dati sulle proprietà altrui, da furti <strong>di</strong> bestiame o <strong>di</strong> attrezzi, oppure da debiti connessi alla compraven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> beni <strong>di</strong> prima necessità (cereali, vino, suppellettili ecc.). Per fare un esempio, si veda in data 4 <strong>di</strong>cembre 1351 (c. 2v) il caso <strong>di</strong> un certo Perondus Guillelmi de Nicholis, che accusa il beccaio Stephanus <strong>di</strong> avergli recato danno con un bue su un suo terreno posto in località “La Schina Rosa”, “scalpedando et corodendo <strong>di</strong>ctum bladum”, cioè danneggiando i cereali che erano stati seminati nel campo. Il danneggiato valuta il danno subito 20 sol<strong>di</strong>; il beccaio, citato dal nunzio, compare e chiede <strong>di</strong> nominare due uomini che valutino questo danno, <strong>di</strong>cendosi pronto eventualmente a risarcirlo. Poco dopo il vicario, intervenendo personalmente, respinge questa richiesta e impone a Stephanus <strong>di</strong> provare entro 10 giorni la propria innocenza; in caso contrario si procederà contro <strong>di</strong> lui “secundum formam iuris”. E’ interessante notare che lo stesso beccaio, probabilmente per ritorsione, accusa Guillelmus, padre <strong>di</strong> Perondus <strong>di</strong> avergli sottratto un “falçone”, da identificare con uno strumento agricolo, probabilmente un tipo <strong>di</strong> falce o <strong>di</strong> mannaia. Ma che questo Stephanus fosse poco rispettoso delle proprietà altrui parrebbe testimoniarlo un’altra accusa analoga, portata contro <strong>di</strong> lui da Gerar<strong>di</strong>nus Petri Petrioli, confinante <strong>di</strong> Perondus e anch’egli danneggiato da un bue del beccaio 26 . E’ facile vedere in queste liti l’esito <strong>di</strong> modesti rancori tra vicini, che non trovavano modo <strong>di</strong> comporsi per via amichevole. Un caso simile è quello <strong>di</strong> d.na Bona condam Guillelmi, la quale denuncia i danni subiti da un tale Brettorius Morus, che avrebbe invaso un suo terreno posto presso <strong>Crevalcore</strong> in località “Lo Pinzon”, e qui “schalvando” alcuni salici e devastando le viti che vi erano appoggiate avrebbe recato un danno stimato in 10 sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> bolognini 27 . Rimanda in<strong>di</strong>rettamente alla viticultura anche il furto <strong>di</strong> una botte, sottratta alla casa “illorum de Ambroxiis”, che viene confermato anche da alcuni testimoni 28 . 26 Ibidem, reg. 3, c. 2v-3v. 27 Ibidem, reg. 2, c. 6v 28 Ibidem, reg. 2, c. 8r.
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