Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore
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GUIDO ANTONIOLI<br />
La vipera che Melanesi accampa.<br />
L’avvento della signoria dei Visconti<br />
a <strong>Crevalcore</strong> (1350-51).<br />
Questo breve intervento è incentrato sui riflessi che la fine della signoria dei<br />
Pepoli e l’avvento della dominazione forestiera dei Visconti, alla metà del XIV<br />
secolo, hanno avuto sulla comunità <strong>di</strong> <strong>Crevalcore</strong>.<br />
Dal settembre 1347 Bologna era retta dalla signoria <strong>di</strong> Giacomo e Giovanni<br />
Pepoli, figli <strong>di</strong> Taddeo, che nel 1337 si era inse<strong>di</strong>ato al potere a spese delle fragili<br />
istituzioni comunali. I Pepoli dovevano la loro potenza principalmente all’enorme<br />
ricchezza accumulata dal padre <strong>di</strong> Taddeo, Romeo, tra la fine del XIII e l’inizio<br />
del XIV secolo, con una serie <strong>di</strong> spregiu<strong>di</strong>cate operazioni finanziarie. I mezzi<br />
accumulati dal creatore della grandezza della famiglia erano stati usati dai figli, e<br />
in particolare da Taddeo, per accentuare sempre <strong>di</strong> più l’influenza sul comune,<br />
che nel 1334 era rinato dopo gli anni travagliati della signoria ecclesiastica <strong>di</strong><br />
Bertrando del Poggetto (1327-1334). Sempre presente nei gangli vitali del potere,<br />
e in particolare nelle balìe che perio<strong>di</strong>camente il comune istituiva per ovviare alle<br />
<strong>di</strong>fficoltà finanziarie, Taddeo, con l’aiuto determinante del fratello Zerra, ottenne<br />
il controllo della città e la nomina a signore nell’estate del 1337 1 .<br />
Il decennio della signoria <strong>di</strong> Taddeo Pepoli fu caratterizzato per Bologna<br />
da un sostanziale ripiegamento su se stessa. Dopo che Bertrando del Poggetto<br />
aveva sfruttato le risorse della città per tentare <strong>di</strong> creare un grande stato guelfo<br />
nell’area padana, Taddeo rinunciò a qualsiasi <strong>di</strong>segno espansionistico, limitandosi<br />
ad un’oculata gestione dell’esistente. Il potere pepolesco era basato non su vincoli<br />
<strong>di</strong> carattere feudale, ai quali i campsores Pepoli si sentivano del tutto estranei, ma<br />
1 Sulla signoria <strong>di</strong> Taddeo Pepoli e su quella dei figli mi permetto <strong>di</strong> rinviare ai miei lavori: G.<br />
ANTONIOLI, Conservator pacis et iustitie. La signoria <strong>di</strong> Taddeo Pepoli a Bologna (1337-1347), Bologna 2004;<br />
ID., “Un epilogo: la signoria <strong>di</strong> Giacomo e Giovanni Pepoli a Bologna (1347-1350)”, I quaderni del<br />
M.AE.S., 10 (2007), pp. 57-90. Per la figura <strong>di</strong> Romeo Pepoli si veda M. GIANSANTE, Patrimonio<br />
familiare e potere nel periodo tardo-comunale. Il progetto signorile <strong>di</strong> Romeo Pepoli banchiere bolognese (1250 c.-<br />
1322), Bologna 1991; per la signoria ecclesiastica <strong>di</strong> Bertrando del Poggetto L. CIACCIO, Il car<strong>di</strong>nal<br />
legato Bertrando del Poggetto in Bologna (1327-1334), Bologna 1905.<br />
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