Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore
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I soci proprietari del Ver<strong>di</strong>, approfittando del momento favorevole, decidevano<br />
<strong>di</strong> vendere il cinema e fra gli interessati all’acquisto, oltre alla parrocchia, spuntava<br />
anche il partito politico <strong>di</strong> maggioranza del paese.<br />
La parrocchia si <strong>di</strong>mostrava più determinata. Ottenuta l’autorizzazione dalle<br />
autorità superiori, grazie alla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un fondo che le era stato donato, riusciva<br />
a racimolare la cifra necessaria per acquistare il cinema.<br />
Il clima politico dell’epoca influì sulla decisione dell’acquisto: con il cinema e la<br />
nuova Casa dei Giovani la parrocchia manteneva il contatto con la popolazione, in<br />
particolare quella giovanile, ed eliminava la possibilità che il moderno ritrovo finisse<br />
nell’orbita delle organizzazioni politiche della Sinistra .<br />
Al fondo venduto, detto del “Macero Lungo” (lascito della famiglia Tomeazzi),<br />
era legato un vitalizio <strong>di</strong> 700.000 lire annue a favore <strong>di</strong> una collaboratrice dei<br />
donatori. Per effettuare la ven<strong>di</strong>ta fu necessaria l’autorizzazione della Prefettura,<br />
che trasferiva il vitalizio sulle ren<strong>di</strong>te derivanti dall’attività cinematografica .<br />
Naturalmente la parrocchia cercò <strong>di</strong> valorizzare il proprio investimento,<br />
riprovando ad ottenere quella licenza industriale che poteva fra l’altro permetterle<br />
una più ampia gamma <strong>di</strong> spettacoli. Incautamente alle rinnovate domande furono<br />
allegate le foto che mostravano il cinema in tutto il suo splendore: le <strong>di</strong>mensioni,<br />
i posti a sedere… Questi ultimi però erano quasi il doppio <strong>di</strong> quelli autorizzati ad<br />
un cinema parrocchiale. Successe un pandemonio e per continuare l’attività Don<br />
Enelio fu costretto ad eliminare un buon numero <strong>di</strong> posti a sedere, e da allora,<br />
il cinema fu sottoposto alle visite <strong>di</strong> controllo del Maresciallo che ogni Lunedì<br />
mattina verificava il numero legale delle poltroncine.<br />
A far furore in quegli anni era il film “Senza tregua il rock and roll “ <strong>di</strong>retto da<br />
Fred F. Sears. Bill Haley scatenava l’entusiasmo dei giovani con il suo “One two three<br />
o’clock, four o’clock rock “. In molte sale cinematografiche le se<strong>di</strong>e erano <strong>di</strong>velte per<br />
dar spazio alla voglia <strong>di</strong> ballare degli spettatori. Si ebbero problemi anche al Cinema<br />
Italia, quando il film venne proiettato. Una delle prime file <strong>di</strong> poltroncine risentiva<br />
sensibilmente dell’entusiasmo dei giovani spettatori, ma il Signor Pizzirani con un<br />
meno coinvolgente suon <strong>di</strong> “scupazon” ripristinava l’or<strong>di</strong>ne e la calma.<br />
Verso la metà degli anni ‘50 in fondo a Via Cairoli spuntava un nuovo cinema<br />
all’aperto; si trattava dell’Arena Malpighi, subito ribattezzata dai <strong>Crevalcore</strong>si col<br />
meno pomposo nome <strong>di</strong> “Carbone”, derivante dall’attività <strong>di</strong> carbonaio del gestore,<br />
Sig. Pecorari.<br />
L’attività cinematografica era in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo l’ultima iniziativa della famiglia<br />
Pecorari che, nel luogo dove fino a qualche anno prima sorgeva la Casa dei Giovani,<br />
aveva già organizzato un ritrovo danzante, trasformato poi in un circolo ricreativo<br />
in cui spiccavano le attività <strong>di</strong> osteria e <strong>di</strong> gioco del biliardo. Gli spazi <strong>di</strong>sponibili<br />
erano stati rapidamente adattati alla nuova funzione. La camera <strong>di</strong> proiezione era<br />
stata ricavata nell’e<strong>di</strong>ficio più basso situato lungo Via della Rocchetta, panche e se<strong>di</strong>e