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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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passata sotto il dominio del Papa, si trasformò in una oligarchia. La trasformazione<br />

fu regolata da appositi Capitoli, in base ai quali fu istituito un Consiglio <strong>di</strong> 24<br />

membri, del quale fecero parte le famiglie originarie più ricche. La carica <strong>di</strong><br />

Consigliere <strong>di</strong>venne ere<strong>di</strong>taria.<br />

Si creò così una spaccatura tra le famiglie originarie rappresentate in Consiglio<br />

e quelle escluse e nacque un conflitto. Il Consiglio si arrogava il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> decidere<br />

sulle terre comuni, ma le famiglie povere si costituirono in Università partecipante<br />

e riuscirono a imporre una gestione comune.<br />

L’Università partecipante o Partecipanza riuscì a <strong>di</strong>fendere le terre comuni anche<br />

contro l’Abbazia <strong>di</strong> Nonantola che riven<strong>di</strong>cava i suoi antichi <strong>di</strong>ritti e, nel Seicento,<br />

contro i Caprara, nella famosa controversia che passò alla storia santagatese come<br />

“magna lite”. La “magna lite” è appunto la causa del viaggio a Roma raccontato<br />

nel manoscritto <strong>di</strong> cui ci siamo occupati.<br />

Il <strong>di</strong>ritto della Partecipanza a gestire le terre comuni fu sancito nel 1712.<br />

Nel 1797 fu inse<strong>di</strong>ata a Sant’Agata la prima Municipalità, cioè un governo<br />

locale <strong>di</strong> tutti i citta<strong>di</strong>ni, secondo le idee della Rivoluzione francese portate in<br />

Italia da Napoleone.<br />

Attualmente le Partecipanze emiliane sono sei: Sant’Agata Bolognese, San<br />

Giovanni in Persiceto, Nonantola, Cento, Pieve <strong>di</strong> Cento, Villa Fontana. Non<br />

esistono più le Partecipanze <strong>di</strong> <strong>Crevalcore</strong>, Budrio e Me<strong>di</strong>cina.<br />

A Sant’Agata, le famiglie originarie che si <strong>di</strong>vidono i beni comuni sono 18. La<br />

ripartizione dei terreni si fa ogni 18 anni. A capo della Partecipanza vi sono un<br />

Consiglio e una Giunta. La Partecipanza è un ente autonomo, ma i partecipanti sono<br />

citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Sant’Agata, come tutte le altre persone che lì hanno la residenza.<br />

Sant’Agata nel Seicento<br />

II Cinquecento si chiude con un periodo <strong>di</strong> carestia e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà per la zona<br />

del persicetano e <strong>di</strong> Sant’Agata in particolare, terra <strong>di</strong> confine tra le ambizioni <strong>di</strong><br />

Modena e Bologna. In particolare, una testimonianza del 1601 afferma che la Casa<br />

del <strong>Comune</strong> era stata occupata per circa quattro anni dai soldati dell’esercito del<br />

Papa, arrivati per opporsi ai modenesi; tutti, comunque, patiscono la fame anche<br />

perché la Muzza (attuale Muzzonchio) non ha un percorso stabile e spesso le sue<br />

acque straripano e allagano i terreni del <strong>Comune</strong> e della Partecipanza, rovinando<br />

i raccolti. In questo periodo la Comunità e l’Università Partecipante sono ancora<br />

unite e si provvede perio<strong>di</strong>camente alla nomina <strong>di</strong> un Massaro.<br />

Nel 1607 inizia la presenza dei frati agostiniani a Sant’Agata e da loro prende<br />

il nome uno dei luoghi “car<strong>di</strong>ne” della topografia del paese: l’antica chiesa <strong>di</strong><br />

Santa Maria in Strada <strong>di</strong>venta per tutti la “chiesa dei frati”, che esiste ancora oggi,<br />

mentre i frati non ci sono più da tempo. Nel territorio del <strong>Comune</strong> aumentano<br />

gli inse<strong>di</strong>amenti e permane la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere i confini, infatti si ritiene

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