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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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superano le 100 lire, e molti non <strong>di</strong>chiarano nulla. Complessivamente i nuovi<br />

citta<strong>di</strong>ni sembrano provenire da quel gruppo <strong>di</strong> fumanti che, nonostante la crisi del<br />

contado, era riuscito a salvaguardare un piccolo patrimonio fon<strong>di</strong>ario, garantendosi<br />

una situazione economica moderatamente agiata. L’azione dei signori procedeva<br />

dunque nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> rafforzare attorno a sé il consenso, assicurandosi la<br />

gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chi veniva elevato da fumante a citta<strong>di</strong>no, con i conseguenti cospicui<br />

privilegi. La rapi<strong>di</strong>tà con cui alle concessioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza fecero seguito i nuovi<br />

estimi fa ipotizzare che vi fosse un interesse per la signoria nell’avere contribuenti<br />

citta<strong>di</strong>ni piuttosto che fumanti, e che i primi fossero maggiormente colpiti sul<br />

piano fiscale, ma ciò rimane dubbio e contrasterebbe con la tendenza del comune<br />

a gravare soprattutto sui contribuenti del contado 3 . Si può immaginare che, se non<br />

fosse intervenuta la repentina fine della signoria, questi provve<strong>di</strong>menti sarebbero<br />

stati seguiti da altri analoghi, in modo da rinfoltire ulteriormente i ranghi della<br />

citta<strong>di</strong>nanza, dopo i gravi vuoti aperti dalla pestilenza.<br />

La fine della signoria pepolesca maturò improvvisa nell’estate del 1350. Entrati<br />

in urto con il rettore pontificio Astorgio <strong>di</strong> Durfort, i fratelli Pepoli pagarono a<br />

caro prezzo il sostanziale isolamento in cui si trovava Bologna nei rapporti con le<br />

altre potenze italiane. Il rettore cercò <strong>di</strong> sconfiggere i rivali Pepoli con l’inganno e,<br />

convocato Giovanni Pepoli presso il proprio accampamento in Romagna per un<br />

incontro <strong>di</strong>plomatico, con l’inganno lo fece arrestare (luglio 1350). Il prigioniero,<br />

incarcerato a Castel S. Pietro, riuscì a farsi liberare in cambio <strong>di</strong> 20.000 fiorini, ai<br />

quali egli prometteva <strong>di</strong> aggiungerne altri 60.000, lasciando un figlio e un nipote<br />

a garanzia del pagamento. Giovanni Pepoli si era accordato con il capitano della<br />

rocca, che gli aveva promesso <strong>di</strong> far ribellare l’esercito pontificio e <strong>di</strong> consegnargli<br />

alcune personalità rilevanti, che sarebbero dovute servire da pe<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> scambio<br />

con il Pepoli. Scoperto il progetto e giustiziato il capitano, a Giovanni, benchè<br />

rientrato a Bologna, non restava che cercare una soluzione per pagare il riscatto<br />

rimanente. Si fece strada in tal modo il progetto <strong>di</strong> vendere la città ai Visconti con<br />

i quali i signori <strong>di</strong> Bologna avevano consolidato l’alleanza già stretta da Taddeo<br />

negli anni precedenti. Si palesava così tutta la pericolosità <strong>di</strong> questo legame, che<br />

da parte viscontea era nato con il segreto intento <strong>di</strong> conquistare la città. In ottobre<br />

venne conclusa la trattativa <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta e il 23 Galeazzo Visconti prendeva possesso<br />

<strong>di</strong> Bologna con un forte esercito 4 .<br />

Nell’ambito della cessione del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Bologna ai Visconti un <strong>di</strong>scorso<br />

a parte va fatto per <strong>Crevalcore</strong>, S. Giovanni in Persiceto e S. Agata. Questi tre<br />

3 Su questi temi cfr. F. BOCCHI, “Le imposte <strong>di</strong>rette a Bologna nei secoli XII e XIII”, Nuova<br />

rivista storica, 57 (1973), pp. 273-312.<br />

4 Per queste vicende si vedano i resoconti delle cronache bolognesi del citato Corpus chronicorum<br />

Bononiensium, nonché A. SORBELLI, La signoria <strong>di</strong> Giovanni Visconti a Bologna e le sue relazioni con la<br />

Toscana, Bologna 1902.<br />

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