Macroarea Appennino meridionale - Regione Piemonte
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le Murge non sono altro che un altopiano, di altezza media 400 m, inclinato verso<br />
l’Adriatico, localizzato tra il Bradano, il corso inferiore dell’Ofanto e il mare; disseminate<br />
si trovano colline e alture che raggiungono i 700 m (Murge di Minervino, 687 m); non<br />
vi sono fiumi perché il suolo, di natura carsica, contiene molte fessure in cui le acque si<br />
inabissano.<br />
a.2 - Caratteristiche storiche<br />
La malaria è stata per molti secoli uno dei fattori determinanti la realtà ambientale, demografica<br />
ed economica del Meridione d’Italia agendo, specialmente in Calabria, come fattore preminente<br />
del suo sottosviluppo. Fino alla Seconda Guerra Mondiale, ogni manifestazione di diffusione<br />
del morbo provocava grandi migrazioni interne dalle zone di pianura a quelle di montagna<br />
dando origine, in questi ultimi, a eccessiva utilizzazione delle terre e disboscamento e<br />
nella valle al più completo disordine pedoidrogeologico instaurando uno stato di degrado<br />
ambientale, economico e sociale.<br />
A questo proposito, una descrizione che ben correla il Meridione d’Italia pre-unitario a quello<br />
stesso Meridione dei primi anni di questo secolo è contenuta nelle parole di Ciasca 1 (1928): “...<br />
tutto il Regno ... è cinto da una zona di acque stagnanti, che la incuria dei governi ha resa sempre<br />
più larga. Dalle foci del Volturno alla contrada di Colonnella, di Giulianova, di Pescara,<br />
la malaria ha reso inabitabile le città e le campagne; da Napoli ad Ariano(Irpino, ndr) c’è il<br />
deserto; squallide e deserte le vallate del Principato Citeriore; disabitate la estesa pianura di<br />
Salerno ed Agropoli, in zona maledettamente paludosa, non un villaggio né un gruppo di alberi;<br />
coperta per la maggior parte di stagni, da boscaglie, da macchie, da spineti la messapia (la<br />
penisola salentina); se Lecce giace in un territorio discretamente popolato Brindisi è un deserto,<br />
Taranto una cloaca” ... .... “È una visione di squallore e di miseria che riempie l’animo di<br />
tristezza! ... ... Catanzaro, non paragonabile neppure ad una città di terzo ordine delle Puglie<br />
e dell’Abruzzo, Reggio non ancora rifatta dalle rovine del 1783; Cosenza un ghetto di giudei”.<br />
L’Italia Meridionale viveva, dunque, in un vero stato di abbandono territoriale. Infatti, le opere<br />
pubbliche riguardanti le bonifiche durante il governo borbonico non furono incisive anche perché<br />
quelle poche leggi decretate risultarono inefficienti. La legge borbonica da considerare<br />
vera pietra miliare fu quella dell’11 maggio 1855 che seguiva le norme dettate da Afan de<br />
Rivera, allora tecnico del Ministero dei Lavori Pubblici. Con essa il governo borbonico anticipò<br />
quella che sarà, poi, la legge sulla bonifica integrale che, come descriverà Celli 2 (1899): “…<br />
essere l’opera né del solo idraulico né del solo agricoltore né del solo igienista, ma di tutti e<br />
tre insieme alleati e concordi…”.<br />
1<br />
Ciasca R. (1928).Storia delle Bonifiche del Regno di Napoli. Bari.<br />
2 Celli A. (1899).La Malaria. Roma.<br />
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