Macroarea Appennino meridionale - Regione Piemonte
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) Attività agro – zootecnica<br />
b.1 - Agricoltura<br />
L’agricoltura da sempre rappresenta il settore economico e sociale più importante della regione.<br />
Essa, tra la fine del XIX e gli inizi del XX, era considerata, a causa della sua arretratezza,<br />
come il simbolo dell’agricoltura povera dell’Italia del Sud. I primi sintomi di un miglioramento<br />
cominciano, quando, negli anni ’50, viene varata la legge di riforma agraria che determina<br />
un incremento della piccola proprietà e il bracciante si trasforma in un imprenditore agricolo.<br />
Punto di forza della struttura produttiva agricola lucana è l’agricoltore lucano che, ancora oggi,<br />
è profondamente legato alla terra. La famiglia contadina è radicata nel tessuto produttivo e<br />
sociale del territorio lucano e rappresenta il “modello organizzativo” elementare: l’agricoltore<br />
è colui che conosce la terra e i suoi prodotti ed è, perciò, in grado di svolgere attività di difesa<br />
e di tutela, soprattutto delle zone a rischio. Accanto ai punti di forza del settore primario<br />
esistono anche dei fattori di debolezza: primo fra tutti, le caratteristiche orografiche della regione<br />
che, con solo l’8 % del territorio in pianura, non hanno consentito lo sviluppo di agricolture<br />
estensive; secondo, la polverizzazione e la frammentazione fondiaria (mentre in passato tale<br />
assetto fondiario provocava problemi di sussistenza alle famiglie contadine che vivevano solo<br />
d’agricoltura, ora, invece, grazie al progresso economico e sociale si sono verificate chiusure<br />
delle aziende di famiglia oppure l’attività familiare si è dovuta integrare con iniziative extraagricole).<br />
I principali settori dell’agricoltura lucana sono la cerealicoltura, l’ortofrutticoltura,<br />
l’olivicoltura e la viticoltura.<br />
b.2 - Patrimonio zootecnico + 3) razze allevate + 4) tipologia di allevamento<br />
Le aziende agricole della Basilicata che praticano l’allevamento di bestiame risultano essere<br />
20.306, pari al 24,8 % del totale (5. Censimento Generale dell’Agricoltura, 2000). Si tratta di<br />
un dato inferiore del 29,2 % a quello rilevato nel 1990, che indica l’abbandono della pratica<br />
zootecnica da parte di un gran numero di aziende. L’analisi per classi di superficie totale<br />
mostra, tuttavia, che la contrazione ha interessato prevalentemente le aziende oltre 2 ettari e<br />
quelle senza terreno agrario. In particolare, gli allevamenti senza terreno agrario sono dimezzati<br />
(-56 %), mentre il numero di quelli con più di 2 ettari si è ridotto in misura significativa,<br />
con decrementi compresi tra il 25,4 % e il 40,6 %. Gli allevamenti più diffusi sono quello avicolo<br />
(praticato in circa 80 aziende su 100, con poco più di 496 mila capi), quello dei suini (57,3<br />
% degli allevamenti e 82.906 capi) e quello degli ovini (40 % degli allevamenti e 335.757 capi).<br />
Seguono gli allevamenti dei caprini (22 % delle aziende con allevamenti e 97.545 capi), dei<br />
bovini (18,4 % delle aziende e 77.711 capi) e quello degli equini (9,4 % delle aziende con allevamenti<br />
e 5.093 capi).<br />
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