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Macroarea Appennino meridionale - Regione Piemonte

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lità di spot, sia per quanto riguarda il numero sia per quanto riguarda il singolo volume percentuale;<br />

b) un maggior grado di idrolisi della ß-Cn nel caciocavallo a 6 mesi di stagionatura ove raggiunge<br />

una buona e apprezzabile qualità gustativa (rilievo sensoriale); tale evidenza, quantificata<br />

come variazione di incidenza percentuale del volume degli spot appartenenti a due<br />

gruppi (gruppo A, ascrivibile all’azione proteolitica primaria sulla - Cn, e gruppo B, ascrivibile<br />

all’azione proteolitica primaria sulla - Cn e a quella secondaria sulle proteine del<br />

gruppo A), può essere interpretata come una stima dell’effetto del tempo di stagionatura sull’andamento<br />

della proteolisi primaria e secondaria indipendentemente dal mese primaverile<br />

di produzione.<br />

I risultati ottenuti possono essere considerati interessanti per l’approfondimento del biochimismo<br />

dei processi proteolitici che avvengono durante il processo di stagionatura del ‘caciocavallo’.<br />

Tale processo è responsabile del progressivo rilascio di amminoacidi liberi e di piccoli<br />

peptidi che conferiscono al prodotto: (a) proprietà nutrizionali, extranutrizionali e salutistiche<br />

(attività ACE inibitrice, immunomodulante, antitrombotica); (b) flavour più intenso; (c) maggiore<br />

digeribilità.<br />

Anche se queste ricerche possono incentivare gli allevatori a perseguire il recupero e la salvaguardia<br />

di questo tipo genetico, si ribadisce che vi sono dei fattori i quali rendono difficile l’attuazione<br />

di un processo di ‘imprenditoria allevatoriale’: scarso livello delle infrastrutture,<br />

mancanza di una rete idrica, di elettricità, di una rete stradale idonea a soddisfare le esigenze<br />

allevatoriali, assenza di consulenza tecnica e di ricoveri adeguati, ecc..<br />

Conclusioni<br />

Premesso che le aziende campionate nell’ambito della <strong>Macroarea</strong> ‘<strong>Appennino</strong> Meridionale’<br />

sono da considerarsi rappresentative per le singole regioni ricadenti nella macroarea oggetto<br />

di studio, si possono trarre alcune considerazioni economiche che nella quasi totalità confermano<br />

quanto già evidenziato da Matassino D. (1995):<br />

a) i consumi intermedi per Unità Lavorativa (UL) presente sono mediamente maggiori (a<br />

18.800) nelle aziende dell’Alta Irpinia rispetto a quelle ricadenti nel territorio<br />

dell’<strong>Appennino</strong> del Marmo ( a 6.900); lo stesso si rileva se i consumi intermedi vengono<br />

calcolati su 100 kg di latte prodotto (a 54 vs a 28);<br />

b) il reddito familiare più elevato si ha nelle aziende ricadenti nel territorio dell’Alta Irpinia,<br />

grazie a una serie di elementi positivi quali il buon equilibrio tra pascoli e carico animali,<br />

la buona disponibilità di fieno aziendale, la valorizzazione del latte con la sua trasformazione<br />

in caciocavallo, la buona commercializzazione del bestiame;<br />

c) le aziende dell’Alta Irpinia conseguono i migliori risultati avendo:<br />

•<br />

il maggiore numero di capi allevati per UL;<br />

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