esperienze di avvio degli organismi di vigilanza ex d.lgs n. 231/2001

minuti, in modo che ci sia agio per tutti di formulare il proprio
pensiero ed eventualmente replicare. Come negli incontri precedenti,
vogliamo sottrarci alle regole costrittive che spesso caratterizzano
i convegni o le tavole rotonde tradizionali e che sacrificano
la possibilità di un diretto confronto dialogico.
Se non ci sono osservazioni su quanto detto, darei lettura
del primo punto dell’allegato A), ossia del primo fra i molteplici
interrogativi suscitati dall’applicazione del d.lgs. n.
231/01, con particolare riferimento al ruolo degli organismi di
vigilanza.
Le consultazioni con gli esponenti degli organismi di
vigilanza che abbiamo sintetizzato nell’allegato B) hanno
messo in luce svariate modalità ritenute utili al funzionamento
di questi organismi, fra le quali:
a) composizione dell’organismo caratterizzata da una
significativa partecipazione di esterni, anche per sopperire a
professionalità non disponibili in azienda.
Su questo primo inciso, una nostra più recente consultazione
ha originato anche un quesito collaterale, non compreso
nel documento che vi è pervenuto, che qui sintetizzo rapidamente.
Ci siamo cioè interrogati sui rapporti dell’organismo di
vigilanza con gli altri organi di controllo aziendale, per esempio:
collegio sindacale, internal auditing, comitato di controllo,
per garantire unitarietà di azione, pur nella reciproca indipendenza
e autonomia. Ci siamo anche interrogati sull’opportunità
e sui limiti che si possono incontrare nel delegare lo
svolgimento dei controlli alle funzioni aziendali abitualmente
preposte, appunto internal auditors, compliance officers, ecc.
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Proseguo nella lettura del punto 1.
b) adeguatezza dei sistemi informativi nei confronti dell’organismo
di vigilanza, sia endo-societari, sia infragruppo.