esperienze di avvio degli organismi di vigilanza ex d.lgs n. 231/2001

che dovrebbero esser portate all’attenzione dell’organismo di
vigilanza, perché rappresentano, se non una fattispecie di reato
già ben determinata, già soltanto un sintomo.
È chiaro che noi pubblici ministeri, come i giudici, in
realtà, che cosa vediamo? Vediamo la patologia, come diceva
Cascini. Quindi ci occupiamo del d.lgs. n. 231/01 non per elaborare
dei modelli organizzativi, ma in presenza di reati.
Io non sono d’accordo che la commissione del reato sia
indice della necessaria inadeguatezza del modello, ma non
voglio toccare questo tema e arrivare rapidamente alla conclusione.
Quando ci troviamo di fronte a un soggetto che ha commesso
un reato (e dalla commissione di quel reato, quasi automaticamente,
deriva anche l’ascrivibilità all’ente dell’illecito amministrativo),
certo l’aspetto preventivo del d.lgs. 231/01 ha registrato
un piccolo fallimento (anche se poi, ripeto, l’ente potrebbe
essere assolto, prosciolto, perché non ci sono gli estremi, perché
tutto quello che era nelle sue possibilità è stato fatto, ecc.),
ma è solo l’aspetto preventivo che conta. Quanto accaduto può
essere l’occasione, per l’azienda, di cambiare definitivamente
registro, oppure di adottare quelle risorse minime che permettono
di dribblare le sanzioni più gravi e che però consentono, a noi,
di fare quelle classificazioni che dicevo all’inizio a proposito
delle imprese organizzate in modo tale che, ancorché non orientate
al delitto, rivelano però di essere disposte a commetterlo.
Qui non abbiamo toccato il tema, forse centrale, che è
quello per il quale nasce il d.lgs. n. 231/01. Esso nasce per la
corruzione, perché l’Italia aderisce all’OCSE e perché si vuole
in qualche modo sanzionare anche chi trae beneficio dal reato.
Altrimenti c’erano già tanti capri espiatori, persone che venivano
condannate per corruzione a titolo individuale anche se
poi ad averne tratto vantaggio era stata la società.
Quindi, sull’organismo di vigilanza, io mi fermerei qui.
Mi riprometto invece di intervenire sull’altra questione che
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