esperienze di avvio degli organismi di vigilanza ex d.lgs n. 231/2001

lità dell’evento integrante l’illecito amministrativo, sì che l’ente
dovrebbe essere mandato esente da responsabilità.
CERNUTO: Penso anche io che la legge n. 123/07 abbia
realizzato un intervento difficile da conciliare con l’impianto
originario del d.lgs. n. 231/01, calibrato su fattispecie a forte
intensità dolosa come la corruzione e il riciclaggio. La novità
comporta una armonizzazione con il sistema di compliance
previsto già dal d.lgs. n. 626/94 ed estende l’impegno degli
organismi di vigilanza, chiamati a verificare modelli, procedure
e comportamenti attuativi, cui si chiede di essere talmente
sofisticati da prevenire tutte le condotte imprudenti dei lavoratori
comunque coperte da ordinaria prevedibilità, secondo i
criteri particolarmente rigorosi assunti dalla giurisprudenza in
materia antinfortunistica.
Dato che l’ente è responsabile per i reati commessi nel
suo interesse e a suo vantaggio, e che la struttura normativa
della colpa poggia sull’idea di un evento non voluto, non sarà
semplice conciliare logicamente due piani di responsabilità
così diversi. Credo che, nonostante qualche dissenso in dottrina
si sia già sentito, l’interesse o vantaggio apprezzabili non
potranno essere quelli derivanti direttamente dall’evento colposo,
improbabili e da immaginare, come è improbabile che
un ente possa risultare beneficiato da un infortunio sul lavoro.
Punto di riferimento dell’attività di vigilanza (che quindi nello
specifico dovrà essere particolarmente incisiva) saranno le
condotte antecedenti all’evento colposo, alla luce degli interessi
e i vantaggi che l’ente ne possa trarre, anche indirettamente.
Si pensi, ad esempio, al risparmio derivato all’ente
dalla mancata adozione di misure prevenzionali o dall’adozione
di misure inefficaci e incomplete.
Saranno tutte da verificare, in concreto, l’autonomia e
l’autorevolezza necessarie all’organismo di vigilanza per
intervenire su un piano che interferisce con le scelte degli api-
80