esperienze di avvio degli organismi di vigilanza ex d.lgs n. 231/2001

que ipotizzabili, a un proscioglimento, pur tenendo conto che
se il reato presupposto è stato commesso dall’apicale più frequente
sarà la condanna dell’ente.
FORTI: A proposito di quello che diceva il prof.
Piergallini, dei due atteggiamenti che si riscontrano rispetto al
d.lgs. n. 231/01, io stesso, nei contatti che mi è capitato di
avere con le aziende, ho notato che non di rado le imprese più
dinamiche vedono in questa normativa un’opportunità di rinnovamento
interno, un’occasione magari per sbarazzarsi dei
cascami di vecchie dirigenze o stili di gestione. Quindi è vero,
come è stato detto, che ci sono (e non credo siano pochi) coloro
che sanno interpretare correttamente la lettera e lo spirito
del decreto, ossia valorizzarne le potenzialità preventive, propulsive
e di miglioramento in chiave di legalità delle culture di
impresa e non solo percepirlo in quella chiave deviant centered
che induce soltanto a difendersi meccanicamente dai suoi
rigori sanzionatori. Una chiave che, come scrive Vittorio
Pelligra nel suo bel libro su I paradossi della fiducia 5 , «rischia
di far aumentare proprio quei comportamenti che in origine
intendeva scoraggiare». Per quanto forse complessivamente
minoritario nel contesto delle imprese, questo è un atteggiamento
“cooperativo” che tutti quanti, nel campo di propria
competenza e, se necessario, anche con proposte di ritocchi
normativi, ci si dovrebbe sforzare di stimolare e diffondere
nelle realtà aziendali. A esso ci siamo ispirati anche per la formulazione
dell’ultimo quesito, il n. 9, dell’Allegato A) che vi
abbiamo sottoposto.
Certo, come osservava il dott. Cascini, è veramente
impossibile pensare a un modello tassativo che metta al riparo
l’azienda da addebiti di responsabilità. Credo però che qual-
5 V. Pelligra, I paradossi della fiducia. Scelte razionali e dinamiche interpersonali,
Il Mulino, Bologna, 2007, pag. 251.
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