esperienze di avvio degli organismi di vigilanza ex d.lgs n. 231/2001

illeciti si concretizzano risente della creatività e della dinamica
in fortissima evoluzione dell’impresa.
Pensiamo ai reati di market abuse. Le motivazioni e gli
indici significativi di commissione di reati di questo tipo possono
essere ricondotti alle ipotesi più disparate (ad es. scalate
azionarie). Eppure, anche qui potremmo immaginare degli
schemi facilmente tipizzabili. Lo stesso Regolamento Mercato
della Consob recepisce le indicazioni internazionali sugli indici,
per esempio, di insider trading. Certamente una conoscenza
fossilizzata su questo non consentirebbe un adeguato monitoraggio.
Per attribuire concretezza al modello occorre una
professionalità composita e, tra le varie professionalità, a mio
avviso, diventa estremamente importante quella di un penalista
particolarmente attento a queste dinamiche, che consenta
di calare nella singola realtà aziendale la necessaria conoscenza
dei meccanismi illeciti di tipo più complesso che riguardano
i reati presupposto, ma anche le dinamiche concrete alla
base delle motivazioni dell’azione delittuosa.
FIDELBO: Sono state già affrontate molte questioni,
dette cose sicuramente interessanti e mi sembra che l’attenzione
dedicata al tema dei modelli di organizzazione nelle società
confermi una tendenza legislativa, forse ancora timida, verso
un modello di impresa che, muovendosi su un percorso di
legalità, punti sempre di più a essere “socialmente responsabile”.
Io limiterò il mio intervento ai punti 1) e 2) del questionario
che ci è stato distribuito e da cui è partita la discussione.
È emersa, soprattutto da quanto ci ha detto il collega
Epidendio, la necessità di confrontarsi sul ruolo degli organismi
di vigilanza attraverso un approccio concreto e casistico.
E anche a me sembra, in linea di massima, il modo giusto di
avvicinarsi al tema, anche perché i criteri riportati al punto 1)
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