esperienze di avvio degli organismi di vigilanza ex d.lgs n. 231/2001

In questa situazione, l’attribuzione agli organismi di vigilanza
del compito di verificare il modello nell’ottica di prevenire
gli infortuni ha un senso e costituisce, a ben vedere, un’evoluzione
positiva del sistema definito dal d.lgs. n. 626/94
che, sulla scorta dell’elaborazione giurisprudenziale, aveva già
una sua modellistica di riferimento e figure istituzionalmente
incaricate di averne cura.
È uno sviluppo, purché, alla luce anche della gravità delle
conseguenze sanzionatorie, non si acceda ad ipotesi oggettive
di responsabilità che sarebbero particolarmente pesanti. Senza
ripetermi, dico solo che su questo crinale si gioca buona parte
dell’utilità della novella, che comunque non ha certo inventato
il sistema della prevenzione antinfortunistica, ma intende
rinforzarlo giusto attraverso l’attribuzione, all’organo di vigilanza,
del compito di verificare ex ante la concreta idoneità del
modello a prevenire la classe di rischio delle malattie e degli
infortuni sul lavoro.
Se verranno scoperte e, all’occorrenza, sanzionate le
carenze sistemiche di organizzazione frutto effettivo di una
responsabilità dell’ente, avremo senz’altro un sistema migliore
di quello preesistente, in grado di prevenire gli infortuni in
maniera più incisiva grazie all’attività degli organismi di vigilanza
e all’integrazione in un modello organizzativo che, con
queste implicazioni ulteriori, non era stato prima previsto in
una dimensione unitaria e sinergica. Altrimenti, si rischia
addirittura un passo indietro per avere esposto gli enti e, in
primo luogo, le imprese a sanzioni che possono sostanzialmente
porle in liquidazione anche a prescindere dalla ricorrenza
di colpe effettive.
FUSCO: L’intervento è sicuramente criticabile e credo
sia criticabilissima la scelta di quella sanzione: una sanzione
fissa che sicuramente determina incredibili rigidità, soprattutto
se pensiamo alle piccole imprese, dove spesso si verificano
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