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ulcere sono diagnosticate in pazienti non ass<strong>un</strong>tori di FANS e non infetti da HP. E’ stata avanzata<br />

da più autori (11, 13, 14) l’ipotesi che sia l’esposizione a fattori di vita stressanti a determinare quali<br />

dei soggetti HP positivi svilup<strong>per</strong>anno poi la patologia, attraverso l’instaurarsi di <strong>un</strong>a minore<br />

resistenza all’Helicobacter. Byton (13) inoltre aggi<strong>un</strong>ge che eventi stressanti acuti e cronici<br />

comportano <strong>un</strong>’alterazione del tono vegetativo, <strong>un</strong>o squilibrio del sistema imm<strong>un</strong>ologico,<br />

<strong>un</strong>’i<strong>per</strong>coagulabilità ed <strong>un</strong>a compromissione del flusso ematico locale, con conseguente sviluppo di<br />

emorragia e necrosi della mucosa gastroduodenale.<br />

I dati sulle patologie infiammatorie croniche intestinali sembrano indicare che lo stress<br />

induca <strong>un</strong> malf<strong>un</strong>zionamento del sistema nervoso autonomo. Qiu e colleghi (15) hanno dimostrato<br />

che stress acuti di modesta entità possono aumentare la risposta del colon all’infiammazione indotta<br />

da sostanze chimiche. Una serie di lavori (16-18) ha dimostrato <strong>un</strong> incremento della <strong>per</strong>meabilità<br />

della mucosa intestinale in ratti esposti a stress. L’incremento della <strong>per</strong>meabilità è legato ai sistemi<br />

colinergico e adrenergico, alla degranulazione delle mast-cellule e al coinvolgimento del CRH<br />

<strong>per</strong>iferico. Tali studi supportano il ruolo dell’attivazione mediata dallo stress di vie simpatiche (in<br />

aggi<strong>un</strong>ta alle parasimpatiche) nell’aumentare la <strong>per</strong>meabilità dell’intestino, alterando la quantità di<br />

mucina e modificando la f<strong>un</strong>zionalità imm<strong>un</strong>itaria nella riattivazione delle alterazioni infiammatorie<br />

della mucosa nelle patologie infiammatorie croniche dell’intestino.<br />

Nonostante i dati epidemiologici suggestivi di associazioni fra reflusso gastroesofageo ed<br />

eventi di vita stressanti, le conoscenze sui meccanismi fisiopatologici sono modeste. Risultati<br />

recenti depongono <strong>per</strong> <strong>un</strong> ruolo primario svolto dal rilasciamento transitorio spontaneo dello<br />

sfintere esofageo inferiore, verosimilmente legato a <strong>un</strong>’alterata trasmissione dei riflessi vago-vagali<br />

da parte del sistema aminergico centrale, nel determinare <strong>un</strong> reflusso acido patologico.<br />

Un’alterazione della zona sfinterica mediata da cambiamenti della f<strong>un</strong>zionalità diaframmatica,<br />

correlati alle modificazioni respiratorie indotte dallo stress, può inoltre contribuire all’esacerbazione<br />

del sintomo. In aggi<strong>un</strong>ta, il rallentamento dello svuotamento gastrico, causato dall’inibizione della<br />

regolazione gastrica vagale, può contribuire ai sintomi indotti dallo stress. Infine, evidenze recenti<br />

suggeriscono <strong>un</strong> ruolo svolto dal sistema endogeno di modulazione della sensibilità al dolore<br />

nell’incremento della sensibilità esofagea alla presenza di sostanze chimiche.<br />

2.3. Disordini cutanei (Lucchini, Albini, Benedetti)<br />

Numerosi studi hanno evidenziato come lo stress psicologico possa avere <strong>un</strong> ruolo<br />

nell’insorgenza e nell’aggravamento delle patologie cutanee. Una review del 2001 (19) ha<br />

evidenziato <strong>un</strong> legame fra stress psicologico ed esacerbazione di psoriasi, orticaria, dermatiti<br />

eczematose, infezioni da herpes virus ed altre patologie cutanee.<br />

Secondo <strong>un</strong>’altra review del 2002 (20) il ruolo degli eventi stressanti nello<br />

sviluppo/aggravamento di vitiligine, lichen planus, acne, pemfigo e dermatite seborroica è risultato<br />

controverso o non indagato a sufficienza, mentre nella psoriasi, alopecia areata, dermatite atopica e<br />

orticaria è apparso più chiaro.<br />

Infine <strong>un</strong>a review del 2000 (21) ha preso in considerazione studi s<strong>per</strong>imentali condotti su<br />

animali <strong>sulla</strong> i<strong>per</strong>sensibilità di tipo ritardato cutanea. Gli studi valutati hanno dimostrato come<br />

l’esposizione ad <strong>un</strong>o stress acuto immediatamente precedente all’esposizione all’antigene aumenta<br />

significativamente l’i<strong>per</strong>sensibilità di tipo ritardato, che al contrario viene soppressa<br />

dall’esposizione protratta a fattori stressogeni. Le modificazioni indotte dallo stress <strong>sulla</strong><br />

distribuzione dei leucociti possono contribuire a tale effetto bidirezionale, poiché stress acuti<br />

inducono <strong>un</strong>a mobilizzazione significativa dei leucociti dal sangue alla cute, mentre stress cronici<br />

sopprimono tale mobilizzazione leucocitaria.<br />

Tuttavia, solo alc<strong>un</strong>i studi hanno misurato lo stress secondo standard metodologici<br />

accettabili, pochi studi hanno considerato i com<strong>un</strong>i potenziali fattori di confondimento (<strong>per</strong> es. età,<br />

durata della malattia, familiarità etc.), e ness<strong>un</strong>o studio ha considerato in maniera adeguata<br />

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