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CAPITOLO 1. Il concetto di stress e le sue applicazioni in medicina del lavoro<br />
(Cesana)<br />
La medicina del lavoro, <strong>per</strong> l’attenzione che deve necessariamente prestare all’ambiente di<br />
vita e di lavoro, può contribuire in modo particolare alla realizzazione di <strong>un</strong>a es<strong>per</strong>ienza di salute,<br />
che già dal 1946 l'OMS ha definito non semplicemente come assenza di malattia ma come "stato di<br />
benessere fisico, mentale e sociale". Questa, in via della sua genericità, più che <strong>un</strong>a definizione è<br />
<strong>un</strong>a esigenza che costringe a <strong>un</strong>a profonda revisione del concetto di "fatica" (che in passato si<br />
giovava sempre dell'attributo "industriale") e dei nessi tra questa e la malattia, o meglio lo stato di<br />
"non salute". Non ci si può più limitare alla <strong>valutazione</strong> della mera espressione muscolare ma si<br />
deve andare verso <strong>un</strong>a considerazione complessiva di ordine psicofisiologico. Sebbene <strong>un</strong>a teoria<br />
comprensiva a tale proposito sia l<strong>un</strong>gi dall'essere definita, l'insieme di osservazioni e di ipotesi che<br />
derivano dalle ricerche sullo "stress", ovvero sui processi adattativi, stanno costituendo <strong>un</strong> modello<br />
interprestativo accettato e sempre più diffuso nelle scienze sociali, psicologiche e mediche. Queste<br />
linee guida intendono raccogliere le indicazioni più rilevanti <strong>per</strong> quel che concerne le applicazioni<br />
mediche, con particolare riguardo ai compiti del medico del lavoro.<br />
1.1. Introduzione<br />
I primi programmi di intervento a protezione della salute negli ambienti di lavoro si sono<br />
sviluppati all’inizio del Novecento, ma hanno raggi<strong>un</strong>to <strong>un</strong>a certa consistenza solo dopo l’ultima<br />
guerra. I problemi <strong>per</strong>mangono, a tutt’oggi, grandi <strong>per</strong> l’impiego di risorse e <strong>per</strong> il conflitto tra i<br />
soggetti in campo – sindacati, imprenditori, governi e movimenti sociali – che si trovano a pagare<br />
diversamente i costi umani ed economici del lavoro. La segretezza sui processi produttivi che<br />
intendeva proteggere la nascita e lo sviluppo dell’industria è oggi violata via dal “diritto a sa<strong>per</strong>e”,<br />
con l’inconveniente che, se le informazioni non sono precise, tale diritto si trasforma - in mitologia<br />
di sintomi e disagi attribuiti alla occupazione. L’ambiente produttivo industriale non è affatto<br />
tranquillo: causa gli spostamenti della produzione e della manodo<strong>per</strong>a; la chiusura delle aziende,<br />
anche di quelle di l<strong>un</strong>ga tradizione; gli eccessivi profitti di <strong>un</strong>a sola azienda; l’indebolirsi delle leggi<br />
antitrust; le minori disponibilità economiche dello Stato a sostegno del lavoro. Insieme a questi<br />
problemi ci sono quelli a carattere medico: l’aumento delle prestazioni assicurative ai lavoratori;<br />
l’aumento di richieste in tal senso; l’aumento dei costi sanitari e previdenziali all’interno del costo<br />
complessivo del lavoro; l’aumento delle richieste di pensionamento <strong>per</strong> invalidità.<br />
La popolazione e i fenomeni migratori continueranno a crescere, sfidando soprattutto i<br />
governi dei paesi più sviluppati. Il movimento dei consumatori e quello ecologista hanno molto<br />
accentuato la loro protesta contro l’industria. I valori tradizionali sono profondamente incrinati e<br />
questa situazione è certamente influenzata anche dalle imponenti trasformazioni che il lavoro ha<br />
prodotto nella società, realizzando gran parte della cosiddetta globalizzazione. In tutto il mondo è<br />
documentabile <strong>un</strong>a accelerazione rapida dei processi di mutamento della struttura lavorativa. I<br />
fattori principali sono: l’introduzione di nuove tecnologie; la competizione tra stati e multinazionali;<br />
l’accesso a nuovi mercati; l’incertezza dei mercati; le fluttuazioni demografiche; la tendenza dei<br />
governi al contenimento del deficit di bilancio; l’aumento delle aspettative dei lavoratori con<br />
sempre maggiore riluttanza ad accettare certe mansioni. Questi cambiamenti non sono affatto<br />
regolari e prevedibili, ma tendono ad essere discontinui, intrecciati e spesso incontrollabili. I loro<br />
effetti in termini di salute e benessere possono essere drammatici e distruttivi; com<strong>un</strong>que sempre<br />
influenzano, anche da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di vista sanitario il rapporto tra l’uomo e il lavoro.<br />
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