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L'entità di tali effetti dipende dalla contemporanea influenza di numerosi fattori concernenti<br />

sia la sfera individuale che il contesto lavorativo e sociale. Alc<strong>un</strong>i di essi hanno <strong>un</strong> maggior peso<br />

<strong>sulla</strong> genesi dello stress, quali ad es. l'organizzazione del lavoro e dei turni, altri svolgono <strong>un</strong>a<br />

maggiore influenza nel condizionare le risposte dell'organismo ("strain"), quali ad es. le<br />

caratteristiche <strong>per</strong>sonali e le condizioni sociali. Occorre quindi considerare che le interferenze<br />

negative del lavoro a turni possono pesare in maniera diversa sulle <strong>per</strong>sone coinvolte.<br />

E' stato infatti rilevato come alc<strong>un</strong>e <strong>per</strong>sone siano costrette ad abbandonare il lavoro notturno<br />

nel giro di breve tempo a causa della comparsa di importanti disturbi di carattere cronobiologico,<br />

neuropsichico e/o digestivo, mentre <strong>per</strong> altre <strong>per</strong>sone il lavoro a turni e notturno non costituisca<br />

alc<strong>un</strong> problema, anzi venga in alc<strong>un</strong>i casi scelto espressamente. Per la maggior parte delle <strong>per</strong>sone<br />

tuttavia il lavoro a turni rappresenta <strong>un</strong> fattore di disagio e di stress, tale da ingenerare diversi gradi<br />

di intolleranza, che possono divenire manifesti in tempi e con intensità diverse in relazione a<br />

numerosi fattori sia di carattere individuale che lavorativo e sociale.<br />

Per quanto riguarda le caratteristiche individuali, alc<strong>un</strong>i fattori (crono)biologici e<br />

comportamentali appaiono avere <strong>un</strong>a certa importanza, quali ad es. l’età, il genere, la<br />

“mattutinità/serotinità”, la “rigidità/flessibilità negli orari di sonno” e “capacità di vincere la<br />

sonnolenza”, i livelli di “nevroticismo”. Dal p<strong>un</strong>to di vista organizzativo sia il carico di lavoro che<br />

la strutturazione dei turni (es. l<strong>un</strong>ghezza del ciclo, direzione della rotazione, orari di inizio e fine<br />

turno) assumono <strong>un</strong>a notevole importanza, mentre, tra i fattori di carattere sociale occorre ricordare<br />

l'importanza alle condizioni abitative e le interferenze con l’organizzazione della vita familiare e<br />

delle attività sociali.<br />

3.4. I lavoratori della Sanità (Camerino, Conway)<br />

In questi ultimi anni, l’Unione Europea si sta impegnando <strong>per</strong> <strong>un</strong> miglioramento nella<br />

gestione dell’efficienza, dei costi e della qualità del Sistema Sanitario. Anche in <strong>It</strong>alia sono state e si<br />

stanno attuando nuove riforme i cui effetti già vengono avvertiti nell’es<strong>per</strong>ienza quotidiana dal<br />

<strong>per</strong>sonale impiegato nella Sanità. Tra i diversi obiettivi formulati, i cambiamenti in corso vogliono<br />

garantire condizioni di lavoro migliori anche <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori sanitari e raggi<strong>un</strong>gere la co<strong>per</strong>tura<br />

adeguata di <strong>per</strong>sonale considerandone il fabbisogno futuro.<br />

Nel 2003, nei servizi sanitari italiani si sono verificati circa 18.685 infort<strong>un</strong>i sul lavoro (57),<br />

contro i 15.173 del 1999. Più frequentemente si tratta di traumi, lussazioni, colpi e cadute, seguiti da<br />

incidenti con conseguente danno biologico (il 78,3% causato da p<strong>un</strong>ture accidentali e tagli di cui<br />

50,9% da aghi cavi, 27,4% da aghi pieni e taglienti e il 21,7% da liquidi biologici - EDTNA-<br />

ERCA, 1996). In <strong>un</strong> ambiente così complesso i rischi sono molteplici: si va dai fattori di rischio<br />

specifici come quelli fisici (es. radiazioni), chimici (anestetici), biologici (agenti infettivi), a quelli<br />

generici legati ad attività com<strong>un</strong>i o a stress da lavoro. Gli infermieri sono sicuramente i più esposti,<br />

ma molti di questi rischi sono condivisi da <strong>per</strong>sonale sanitario anche di diverso profilo<br />

professionale.<br />

In base a dati Europei, gli impiegati nell’ambito della sanità risultano avere la <strong>per</strong>centuale più<br />

elevata di episodi di violenza sul posto di lavoro, mentre si collocano al secondo posto dopo i<br />

lavoratori nel settore dell’educazione <strong>per</strong> stress, depressione e ansia (58). Inoltre, gli o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari riportano la <strong>per</strong>centuale più alta di disturbi muscoloscheletrici in Europa (59). L’effetto che<br />

le condizioni di lavoro sfavorevoli hanno <strong>sulla</strong> salute psicofisica del <strong>per</strong>sonale impiegato in sanità è<br />

ampiamente documentata in letteratura. In particolare, nella popolazione infermieristica lo stress<br />

lavorativo è stato associato a disturbi del sonno (59,60), fatica cronica (61), disturbi<br />

muscoloscheletrici (62-64), dispepsia e sindrome del colon irritabile (61), mal di testa (59),<br />

depressione (65), burnout (66,67), <strong>per</strong>cezione soggettiva di scarsa salute (68), insoddisfazione<br />

lavorativa (69), demotivazione (70), elevato turnover (71), assenteismo (72,70), infort<strong>un</strong>io (73),<br />

abuso di alcol, farmaci e tabagismo (74).<br />

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