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sana competizione organizzativa in cui sono legittimamente impiegate le capacità individuali, la<br />
volontà e la costanza nel <strong>per</strong>seguire determinati obiettivi. Questo tipo di competizione che si svolge<br />
in modo a<strong>per</strong>to e leale, non ha nulla a che fare con comportamenti finalizzati ad obiettivi ambigui e<br />
f<strong>un</strong>zionali ad esigenze individuali e aziendali.<br />
La diagnosi eziologica non può essere normalmente formulata poiché, in mancanza di <strong>un</strong><br />
confronto con il datore di lavoro, è necessario, come massimo obiettivo raggi<strong>un</strong>gibile, limitarsi a<br />
stabilire la compatibilità tra il disturbo riscontrato e la situazione avversativa di lavoro, senza poter<br />
stabilire <strong>un</strong> chiaro nesso di causalità. .<br />
Aspetti preventivi: la <strong>valutazione</strong> del rischio<br />
Come <strong>per</strong> gli altri rischi occupazionali, dai Colleghi Medici del lavoro <strong>per</strong>viene<br />
insistentemente il sollecito a produrre strumenti che consentano di fornire <strong>un</strong>a <strong>valutazione</strong> anche di<br />
questa tipologia di rischio psico-sociale. Il problema si presenta in questo caso ancora più<br />
complesso di quanto accada <strong>per</strong> gli altri com<strong>un</strong>i rischi poiché, allo stato attuale, ci si deve limitare<br />
all’impiego di strumenti con larga componente soggettiva (questionari “self report”). L’ideale<br />
sarebbe poter affiancare ai questionari anche metodi che non implichino l’intervento diretto della<br />
<strong>per</strong>sona, ma che si basino su dati obbiettivi esterni alla <strong>per</strong>sona stessa. A tutt’oggi non è stato<br />
possibile predisporre alc<strong>un</strong>o mezzo, di provata efficacia, di questo tipo, anche se la ricerca dovrà<br />
<strong>per</strong>seguire questo obiettivo primario.<br />
Nella <strong>valutazione</strong> clinica dei casi di sospetto mobbing possono essere impiegati, pur con le<br />
limitazioni cui si è fatto cenno, dopo opport<strong>un</strong>a traduzione e validazione, questionari “self-report”,<br />
prodotti in altre lingue, che si sono dimostrati utili <strong>per</strong> <strong>un</strong> primo esame della situazione specifica. E’<br />
da rilevare tuttavia che, <strong>per</strong> la loro strutturazione in domande con risposta positiva/negativa, questi<br />
questionari, provenienti generalmente dai Paesi del Nord Europa, potrebbero fornire <strong>un</strong> eccesso di<br />
risposte positive ed indurre falsi positivi.<br />
Per quanto riguarda questi strumenti di possibile applicazione nel campo della <strong>valutazione</strong><br />
del rischio, è in corso di pubblicazione <strong>un</strong> nuovo questionario italiano sul rischio mobbing che, pur<br />
appartenendo alla categoria “self report”, è strutturato in modo tale da ridurre, <strong>per</strong> quanto possibile,<br />
l’alea di incorrere in falsi positivi presentando le domande in <strong>un</strong> modo più articolato e comprensivo<br />
di diverse situazioni di lavoro e non solo l’alternativa positivo/negativo che caratterizza in generale<br />
gli altri questionari “self report”.<br />
Proposte di controllo del fenomeno<br />
Poiché il mobbing è ancora poco conosciuto nelle sue connotazioni fenomenologiche, si<br />
ritiene che il p<strong>un</strong>to di partenza <strong>per</strong> <strong>un</strong>o strategico intervento anti-mobbing debba consistere in<br />
<strong>un</strong>’o<strong>per</strong>a sistematica di formazione specifica dei professionisti coinvolti in prima linea nella<br />
gestione del fenomeno (medici del lavoro, psichiatri, psicologi, responsabili del <strong>per</strong>sonale, avvocati,<br />
magistrati, sindacalisti, etc.), nonché in <strong>un</strong>a profonda o<strong>per</strong>a di sensibilizzazione dell’opinione<br />
pubblica a tutti i livelli che, focalizzandosi prima di tutto sul posto di lavoro, non deve <strong>per</strong>ò<br />
trascurare la società in senso più lato.<br />
A questo proposito la strada da <strong>per</strong>correre nel nostro Paese è ancora l<strong>un</strong>ga poiché accanto ad<br />
<strong>un</strong>a larga parte di popolazione alla quale il mobbing è ancora sconosciuto, altri, raggi<strong>un</strong>ti da<br />
<strong>un</strong>’informazione parziale e su<strong>per</strong>ficiale, continuano a ritenere che in realtà il mobbing non sia <strong>un</strong><br />
vero problema da affrontare, trattandosi di <strong>un</strong>a realtà sempre esistita, quasi fisiologica agli ambienti<br />
di lavoro <strong>per</strong> loro natura conflittuali e che <strong>per</strong>tanto sia <strong>un</strong> rischio ineludibile.<br />
Deve <strong>per</strong>ò essere rilevato che l’aumento del grado di conflittualità e la diffusione di <strong>un</strong><br />
generale senso di sfiducia ed insicurezza sul posto di lavoro potrebbero inficiare la produttività della<br />
com<strong>un</strong>ità lavorativa con serie ri<strong>per</strong>cussioni sull’impresa, che rischia di dover constatare, al suo<br />
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