22.10.2014 Views

documento per un consenso sulla valutazione ... - Unipd-Org.It

documento per un consenso sulla valutazione ... - Unipd-Org.It

documento per un consenso sulla valutazione ... - Unipd-Org.It

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

sana competizione organizzativa in cui sono legittimamente impiegate le capacità individuali, la<br />

volontà e la costanza nel <strong>per</strong>seguire determinati obiettivi. Questo tipo di competizione che si svolge<br />

in modo a<strong>per</strong>to e leale, non ha nulla a che fare con comportamenti finalizzati ad obiettivi ambigui e<br />

f<strong>un</strong>zionali ad esigenze individuali e aziendali.<br />

La diagnosi eziologica non può essere normalmente formulata poiché, in mancanza di <strong>un</strong><br />

confronto con il datore di lavoro, è necessario, come massimo obiettivo raggi<strong>un</strong>gibile, limitarsi a<br />

stabilire la compatibilità tra il disturbo riscontrato e la situazione avversativa di lavoro, senza poter<br />

stabilire <strong>un</strong> chiaro nesso di causalità. .<br />

Aspetti preventivi: la <strong>valutazione</strong> del rischio<br />

Come <strong>per</strong> gli altri rischi occupazionali, dai Colleghi Medici del lavoro <strong>per</strong>viene<br />

insistentemente il sollecito a produrre strumenti che consentano di fornire <strong>un</strong>a <strong>valutazione</strong> anche di<br />

questa tipologia di rischio psico-sociale. Il problema si presenta in questo caso ancora più<br />

complesso di quanto accada <strong>per</strong> gli altri com<strong>un</strong>i rischi poiché, allo stato attuale, ci si deve limitare<br />

all’impiego di strumenti con larga componente soggettiva (questionari “self report”). L’ideale<br />

sarebbe poter affiancare ai questionari anche metodi che non implichino l’intervento diretto della<br />

<strong>per</strong>sona, ma che si basino su dati obbiettivi esterni alla <strong>per</strong>sona stessa. A tutt’oggi non è stato<br />

possibile predisporre alc<strong>un</strong>o mezzo, di provata efficacia, di questo tipo, anche se la ricerca dovrà<br />

<strong>per</strong>seguire questo obiettivo primario.<br />

Nella <strong>valutazione</strong> clinica dei casi di sospetto mobbing possono essere impiegati, pur con le<br />

limitazioni cui si è fatto cenno, dopo opport<strong>un</strong>a traduzione e validazione, questionari “self-report”,<br />

prodotti in altre lingue, che si sono dimostrati utili <strong>per</strong> <strong>un</strong> primo esame della situazione specifica. E’<br />

da rilevare tuttavia che, <strong>per</strong> la loro strutturazione in domande con risposta positiva/negativa, questi<br />

questionari, provenienti generalmente dai Paesi del Nord Europa, potrebbero fornire <strong>un</strong> eccesso di<br />

risposte positive ed indurre falsi positivi.<br />

Per quanto riguarda questi strumenti di possibile applicazione nel campo della <strong>valutazione</strong><br />

del rischio, è in corso di pubblicazione <strong>un</strong> nuovo questionario italiano sul rischio mobbing che, pur<br />

appartenendo alla categoria “self report”, è strutturato in modo tale da ridurre, <strong>per</strong> quanto possibile,<br />

l’alea di incorrere in falsi positivi presentando le domande in <strong>un</strong> modo più articolato e comprensivo<br />

di diverse situazioni di lavoro e non solo l’alternativa positivo/negativo che caratterizza in generale<br />

gli altri questionari “self report”.<br />

Proposte di controllo del fenomeno<br />

Poiché il mobbing è ancora poco conosciuto nelle sue connotazioni fenomenologiche, si<br />

ritiene che il p<strong>un</strong>to di partenza <strong>per</strong> <strong>un</strong>o strategico intervento anti-mobbing debba consistere in<br />

<strong>un</strong>’o<strong>per</strong>a sistematica di formazione specifica dei professionisti coinvolti in prima linea nella<br />

gestione del fenomeno (medici del lavoro, psichiatri, psicologi, responsabili del <strong>per</strong>sonale, avvocati,<br />

magistrati, sindacalisti, etc.), nonché in <strong>un</strong>a profonda o<strong>per</strong>a di sensibilizzazione dell’opinione<br />

pubblica a tutti i livelli che, focalizzandosi prima di tutto sul posto di lavoro, non deve <strong>per</strong>ò<br />

trascurare la società in senso più lato.<br />

A questo proposito la strada da <strong>per</strong>correre nel nostro Paese è ancora l<strong>un</strong>ga poiché accanto ad<br />

<strong>un</strong>a larga parte di popolazione alla quale il mobbing è ancora sconosciuto, altri, raggi<strong>un</strong>ti da<br />

<strong>un</strong>’informazione parziale e su<strong>per</strong>ficiale, continuano a ritenere che in realtà il mobbing non sia <strong>un</strong><br />

vero problema da affrontare, trattandosi di <strong>un</strong>a realtà sempre esistita, quasi fisiologica agli ambienti<br />

di lavoro <strong>per</strong> loro natura conflittuali e che <strong>per</strong>tanto sia <strong>un</strong> rischio ineludibile.<br />

Deve <strong>per</strong>ò essere rilevato che l’aumento del grado di conflittualità e la diffusione di <strong>un</strong><br />

generale senso di sfiducia ed insicurezza sul posto di lavoro potrebbero inficiare la produttività della<br />

com<strong>un</strong>ità lavorativa con serie ri<strong>per</strong>cussioni sull’impresa, che rischia di dover constatare, al suo<br />

95

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!