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tra i colleghi e dal livello di autoefficacia <strong>per</strong>cepita, che f<strong>un</strong>gono da moderatori dello stress e della<br />
sua manifestazione psicosomatica. Inoltre è opport<strong>un</strong>o sottolineare tra questi fattori le variabili<br />
legate al ruolo dell’insegnante e alla considerazione sociale che allo stesso viene attribuita o si<br />
attribuisce in f<strong>un</strong>zione soprattutto delle aspettative e delle richieste poste dall’utenza e dalla società<br />
civile più in generale. In questo contesto la seconda indagine IARD sulle condizioni di vita e di<br />
lavoro nella scuola italiana sottolinea la discrasia esistente fra “ciò che gli insegnanti ritengono di<br />
essere rispetto a come considerano di essere <strong>per</strong>cepiti”. Inoltre tra queste variabili rientra anche il<br />
differente livello di considerazione attribuito alla scuola come sistema formativo a seconda dei<br />
contesti locali in cui o<strong>per</strong>a.<br />
Fattori organizzativi: possono essere distinti in condizioni di lavoro (classi troppo<br />
numerose, aule ristrette, carenza di attrezzature didattiche e logistiche), organizzazione scolastica<br />
(organizzazione degli orari e delle ri<strong>un</strong>ioni, le interferenze burocratiche, flussi di com<strong>un</strong>icazione<br />
interna, carenza di <strong>per</strong>corsi di aggiornamento significativi), e “politiche” scolastiche (quadro<br />
normativo, culturale e pedagogico in continua evoluzione, limitata possibilità di carriera,<br />
retribuzione insoddisfacente, precarietà e mobilità). E’ proprio la Maslach nel 1997 (85) a<br />
riconoscere ai fattori oggettivi dello stress professionale (carico di lavoro, autonomia decisionale,<br />
gratificazioni, senso di appartenenza, equità, valori) <strong>un</strong> ruolo dominante nell’insorgenza del<br />
burnout, relegando le variabili soggettive ad <strong>un</strong> secondo piano.<br />
Per quanto riguarda le reazioni di adattamento (coping) adottate dai singoli insegnanti <strong>per</strong><br />
rispondere agli stressors ( 86,87,88) è utile riportare l’articolata classificazione proposta da Coo<strong>per</strong><br />
(89) che diversifica le coping strategies in azioni dirette (<strong>per</strong> affrontare positivamente la<br />
situazione), diversive (<strong>per</strong> evitare la situazione attraverso <strong>un</strong> atteggiamento di distaccato e apatico),<br />
di fuga (abbandonare l’attività) e palliative (ass<strong>un</strong>zione di caffè, alcool, fumo, farmaci). In<br />
particolare gli atteggiamenti di distacco sia fisico che affettivo si possono manifestare attraverso la<br />
rigida applicazione delle procedure: adozione di forme di insegnamento tradizionale, con lezione<br />
frontale ex cattedra e interrogazioni, rispetto dei tempi oggettivamente richiesti dalla<br />
programmazione, senza prendere in considerazione anche i ritmi di apprendimento degli allievi e<br />
rigoroso rispetto delle “distanze" evitando di instaurare <strong>un</strong> rapporto più amichevole. L'insegnante<br />
che vive l'es<strong>per</strong>ienza di burnout tenderà così ad attribuire il fallimento scolastico dell'al<strong>un</strong>no al suo<br />
scarso impegno, a modeste capacità intellettive o alla famiglia e al ceto sociale cui appartiene. Tutto<br />
questo implica, sul piano didattico, la non adozione o l'abbandono di strategie d'intervento <strong>per</strong> il<br />
recu<strong>per</strong>o individualizzato e la programmazione del lavoro in base a standard oggettivi che tengono<br />
in scarsa considerazione la reale situazione della classe, con gli immaginabili effetti sull’intero<br />
sistema scolastico <strong>per</strong> il mancato raggi<strong>un</strong>gimento dei suoi obiettivi educativi e formativi.<br />
In merito agli effetti <strong>per</strong> la salute fisica e psichica dell’individuo numerosi studi segnalano i<br />
sintomi psicosomatici più frequentemente accusati da differenti campioni di insegnanti sottopopsti a<br />
stress lavorativo o in burnout: labilità psichica, disturbi del sonno, mal di testa, distonie cardiovascolari,<br />
i<strong>per</strong>tensione, tensione e logoramento psicofisico, tensione neurovegetativa, disturbi<br />
gastroenterici, dermopatie psicogene (90,91). In questo contesto lo studio di Lodolo D’Oria et al<br />
(92), in <strong>un</strong> confronto tra macrocategorie professionali, ha evidenziato che la categoria degli<br />
insegnanti ha <strong>un</strong>a frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte quella della categoria degli<br />
impiegati e due volte e mezzo quella del <strong>per</strong>sonale sanitario.<br />
3.6. Forze di polizia (Autore, Natali)<br />
Il lavoro delle Forze di Polizia è considerato <strong>un</strong>’attività particolarmente esposta a situazioni<br />
sollecitanti sia da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di vista strettamente fisico che psicologico e, <strong>per</strong> tali circostanze,<br />
potenzialmente fonte di stress. Si tratta di <strong>un</strong>a tipica “professione d’aiuto” (caratterizzata da <strong>un</strong>a<br />
frequente ed inevitabile relazione inter<strong>per</strong>sonale con i cittadini/utenti), che si differenzia da altre<br />
categorie professionali (ad esempio gli insegnanti) in quanto l’o<strong>per</strong>atore di polizia è frequentemente<br />
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