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Approccio “oggettivo”.<br />

È stato proposto <strong>un</strong> secondo approccio alla <strong>valutazione</strong> del rischio da stress lavorativo<br />

basato <strong>sulla</strong> misurazione “obiettiva” dei fattori di rischio presenti nel luogo di lavoro,<br />

facendo ricorso, ad esempio, a tecniche di osservazione diretta, oppure di interviste rivolte<br />

a conoscitori “es<strong>per</strong>ti” della realtà lavorativa in esame (in genere i responsabili del<br />

processo lavorativo), che offrono elementi di <strong>valutazione</strong> indipendentemente dalle<br />

elaborazioni cognitive dei lavoratori e dalle loro <strong>per</strong>cezioni o <strong>per</strong>sonali reazioni<br />

all’ambiente di lavoro.<br />

La letteratura propone <strong>un</strong> minor numero di strumenti di tale natura. Si citano:<br />

Position Analysis Questionnaire (PAQ) (Mecham, 1977)<br />

Checklist osservazionali (Elo, 1983)<br />

RHIA (Greiner, 1989)<br />

SuvaPRO (Rüegsegger, 1999)<br />

Queste tecniche di job analysis, che devono basarsi non solo su <strong>un</strong>a attenta progettazione<br />

dello strumento di rilevazione ma anche su <strong>un</strong>a adeguata formazione al suo utilizzo,<br />

consentono di ottenere informazioni riferite alle caratteristiche dei compiti lavorativi e del<br />

contesto socio-organizzativo entro cui sono svolti, utili <strong>per</strong> compiere <strong>un</strong>a prima <strong>valutazione</strong><br />

del rischio presente sul luogo di lavoro.<br />

Qualora, <strong>sulla</strong> base degli elementi raccolti, emergano delle criticità o sia possibile supporre<br />

la presenza di rischi <strong>per</strong> la salute dei lavoratori, è possibile procedere ad <strong>un</strong><br />

approfondimento della <strong>valutazione</strong> del rischio stesso facendo anche ricorso, in <strong>un</strong>a<br />

successiva fase, a valutazioni di tipo soggettivo.<br />

Esiste tutt’oggi <strong>un</strong> dibattito a<strong>per</strong>to <strong>sulla</strong> su<strong>per</strong>iorità relativa degli strumenti di tipo soggettivo<br />

e oggettivo. Gli argomenti a favore dei due diversi approcci sono così schematizzabili (Kasl,<br />

1998).<br />

A favore delle misure soggettive:<br />

• il “significato” di <strong>un</strong>a certa “esposizione” ai fattori di rischio varia in modo sostanziale da<br />

individuo a individuo<br />

• i processi cognitivi ed emozionali modificano il “processo causale” dello stress nel suo<br />

insieme<br />

A favore delle misure oggettive:<br />

• l’approccio oggettivo fornisce <strong>un</strong>a conoscenza migliore degli aspetti ambientali e<br />

organizzativi che necessitano di <strong>un</strong> cambiamento<br />

• sono presenti meno fattori di confusione<br />

• è possibile <strong>un</strong>a separazione migliore fra le variabili indipendenti (le caratteristiche del<br />

lavoro) e quelle dipendenti (le caratteristiche del soggetto).<br />

Come ricorda Hurrell (Hurrel, 1998), <strong>per</strong> oltre <strong>un</strong> ventennio sono stati sollecitati (in particolare<br />

proprio da epidemiologi come Kasl) strumenti di misura oggettivi, ritenuti necessari <strong>per</strong> il<br />

progredire delle conoscenze sulle manifestazioni e patologie derivanti dallo stress<br />

lavorativo. Tuttavia, a queste sollecitazioni non ha fatto riscontro <strong>un</strong>a adeguata risposta, e<br />

la necessità di tali strumenti rimane elevata.<br />

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