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dei bicchieri di vino o su<strong>per</strong>alcolici o della frequenza del bere ma, in situazioni in cui si teme di<br />

<strong>per</strong>dere il ritmo con l’ambiente, il passo al consumo incontrollato prima ed alla dipendenza poi è<br />

breve e l’abitudine tende a mantenersi anche quando i <strong>per</strong>iodi di assenza dall’ambiente di lavoro<br />

consentono <strong>un</strong>a riduzione dei livelli di stress e l’angoscia quotidiana si attenua. L’uso di droga<br />

leggera o pesante è meno frequente, legato all’età, al livello socioeconomico ed ai ruoli rivestiti.<br />

Molto frequente è la chiusura al sociale, non a causa di problematiche inter<strong>per</strong>sonali ma la<br />

sovrastimolazione dovuta allo stress e la difficoltà di staccarsi sia sotto il profilo cognitivo che<br />

emozionale dalla situazione non lascia risorse disponibili <strong>per</strong> <strong>un</strong> coinvolgimento sociale che viene<br />

vissuto con fastidio e insofferenza. Questo fastidio sembra essere abbastanza generalizzato anche<br />

nei più giovani può invece portare ad <strong>un</strong>’aumentata partecipazione a situazioni sociali di gruppo ma<br />

non <strong>per</strong> coltivare rapporti ma stordimento. L’inesistenza o la rottura di legami affettivi è<br />

ugualmente non rara così come il diminuito interesse sino alla cancellazione dei rapporti sessuali<br />

anche in soggetti giovani.<br />

Com<strong>un</strong>e è l’irritabilità e l’insofferenza nei confronti di stimolazioni anche lievi ma vissute<br />

come disturbanti in quanto aggravio di canali sensoriali già saturi. In alc<strong>un</strong>i soggetti questa<br />

accresciuta suscettibilità può sfociare in reazioni non solo verbalmente, ma, talvolta fisicamente<br />

aggressive soprattutto in soggetti con tratti di impulsività o con meccanismi di autocontrollo<br />

scarsamente f<strong>un</strong>zionanti.<br />

2.6. Burnout (Petyx)<br />

Il termine burnout (“bruciato”, “fuso”) risale al 1974, quando <strong>per</strong> la prima volta Herbert<br />

Freudenberger lo utilizza <strong>per</strong> descrivere <strong>un</strong> quadro sintomatologico di esaurimento mentale ed<br />

emotivo individuato in o<strong>per</strong>atori di servizi particolarmente esposti agli stress conseguenti al<br />

rapporto diretto e continuativo con <strong>un</strong>a utenza disagiata. Successivamente Maslach descrive il<br />

burnout come <strong>un</strong>a malattia professionale specifica degli o<strong>per</strong>atori dell’aiuto, che colpisce<br />

soprattutto quelli più motivati e con aspettative maggiori riguardo al lavoro, includendo inoltre nella<br />

definizione del burnout non solo l’esaurimento emotivo e mentale ma anche quello fisico (33). In<br />

anni più recenti, sono state molte le definizioni attribuite al fenomeno (34): reazione di esaurimento<br />

emotivo a carichi di lavoro <strong>per</strong>cepiti come eccessivi; <strong>per</strong>dita di interesse <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone con cui si<br />

lavora in risposta allo stress lavorativo; ritiro psicologico dal lavoro in risposta ad <strong>un</strong> eccessivo<br />

stress o all’insoddisfazione, con <strong>per</strong>dita di entusiasmo, interesse ed impegno <strong>per</strong>sonale; disaffezione<br />

al proprio lavoro caratterizzata da delusione, insofferenza, intolleranza, sensazione di fallimento,<br />

“<strong>un</strong> particolare tipo di risposta affettiva a condizioni lavorative stressanti caratterizzate da numerosi<br />

contatti inter<strong>per</strong>sonali”. In generale con burnout si intende <strong>un</strong>a condizione di esaurimento emotivo<br />

derivante dallo stress dovuto alle condizioni di lavoro e a fattori della sfera <strong>per</strong>sonale e ambientale e<br />

ed è tipico di tutte le professioni ad elevato investimento relazionale.<br />

Infermieri, psicologi, assistenti domiciliari e sociali, ma anche insegnanti, Forze dell’ordine,<br />

possono incorrere in questo esaurimento emotivo che conduce inevitabilmente ad <strong>un</strong>a diminuzione<br />

delle capacità professionali. Secondo <strong>un</strong> approccio specificamente psicologico il burnout è definito<br />

come “<strong>un</strong> processo nel quale lo stress si trasforma in <strong>un</strong> meccanismo di difesa e <strong>un</strong>a strategia di<br />

risposta alla tensione, con conseguenti comportamenti di distacco emozionale ed evitamento”. Lo<br />

stress deriva proprio dall’interazione sociale tra l’o<strong>per</strong>atore ed il destinatario dell’aiuto. Il rapporto<br />

o<strong>per</strong>atore-“paziente” è caratterizzato da investimenti emotivi molto forti, va avanti <strong>per</strong> <strong>per</strong>iodi<br />

prol<strong>un</strong>gati ed impegna gli o<strong>per</strong>atori sul piano <strong>per</strong>sonale e umano, oltre che su quello professionale<br />

ed influisce <strong>sulla</strong> qualità del trattamento stesso. Il burnout è quindi <strong>un</strong>a risposta estrema ad <strong>un</strong><br />

ambiente lavorativo emotivamente troppo carico, che può indurre nel soggetto <strong>un</strong>a difficoltà di<br />

lavorare in termini di qualità della prestazione o addirittura di continuità dell’attività lavorativa<br />

stessa.<br />

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