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Questionari generali di tipo descrittivo su condizioni di salute, sonno, abitudini e stile di<br />

vita, ambiente di lavoro. Tali questionari, anche <strong>per</strong> la loro semplicità, godono di vasta popolarità in<br />

quanto la <strong>valutazione</strong> soggettiva delle condizioni di vita e di lavoro é da tempo provata essere <strong>un</strong><br />

ausilio indispensabile agli interventi medici su collettività. Grave limite dei questionari descrittivi è<br />

il basso livello di standardizzazione che impedisce adeguate comparazioni tra le diverse es<strong>per</strong>ienze,<br />

soprattutto di carattere trans-culturale;<br />

Scale di <strong>valutazione</strong>. Sono sistemi standardizzati di quantificazione dei singoli aspetti della<br />

soggettività già indagata dai questionari. Loro scopo è evidentemente quello di su<strong>per</strong>are il limite<br />

sopra riferito. Le scale sono assai differenti tra di loro e generalmente utilizzate <strong>per</strong> stabilire<br />

associazioni semiquantitative tra <strong>per</strong>cezione soggettiva e disordini biologici. Sono soprattutto<br />

diffuse nel mondo anglosassone e nord europeo: solo negli ultimi anni sono state introdotte in altre<br />

culture e anche nel nostro Paese. Un notevole contributo in tal senso è stato fornito dalle indagini di<br />

collaborazione internazionale.<br />

Le scale più utilizzate sono i già descritti: Job Content Questionnaire di Karasek (13),<br />

disponibile in tre edizioni italiane: breve, derivata dallo studio MONICA-OMS; intermedia<br />

(consigliabile) derivata dallo studio JACE; l<strong>un</strong>ga ma poco s<strong>per</strong>imentata (14); Effort Reward<br />

Imbalance (ERI) Questionnaire di Siegrist (15).<br />

Altre cinque scale sono diffuse e possono essere importanti <strong>per</strong> la <strong>valutazione</strong> degli aspetti<br />

esistenziali dello stress, tuttavia non solo lavorativo: life events di Rahe e Holmes (16); vital<br />

exhaustion (o questionario di Maastricht) (17); "sleep scale" di Jenkins (18); social support di<br />

Berkman-Syme(19); Jenkins Activity Survey, sul cosiddetto Tipo A (v. paragrafo successivo) (20)<br />

(Le voci bibliografiche indicate <strong>per</strong> ciasc<strong>un</strong>a scala sono quelle inerenti la loro prima pubblicazione.<br />

In Internet al nome di ciasc<strong>un</strong>a scala scala si possono trovare i risultati delle ricerche effettuate fini<br />

a oggi).<br />

A fianco all’approccio tradizionale indirizzato all’individuazione dei fattori di vulnerabilità<br />

del soggetto e all’analisi delle sue strategie di adattamento (coping), più recentemente la psicologia<br />

sta spostando la sua attenzione verso i cosiddetti fattori di resilience che consentono al soggetto di<br />

far fronte a situazioni anche altamente stressanti con esiti positivi e costruttivi (sotto forma di<br />

crescita, sviluppo e apprendimento di nuove modalità di coping). La <strong>valutazione</strong> dei fattori di<br />

resilience fa capo all’orientamento salutogenico (Cfr Capitolo 1, All. 3)<br />

Test psicometrici. Essi sono finalizzati a misurare i vari aspetti della <strong>per</strong>sonalità che poi<br />

vengono posti in relazione con la <strong>per</strong>cezione soggettiva dello stress e con i disordini biologici<br />

conseguenti. Nevroticismo, ansia, depressione e "external locus of control" sono i costrutti più<br />

frequentemente utilizzati al fine di valutare l'eventuale indebolimento delle capacità di entrare in<br />

rapporto con l'ambiente. Essi indicano rispettivamente: <strong>un</strong>a soglia più bassa agli stimoli stressanti;<br />

<strong>un</strong>a eccessiva reazione di allarme; <strong>un</strong>a diminuita autostima; <strong>un</strong>a incapacità ad affrontare gli eventi<br />

esistenziali considerati al di fuori del proprio controllo e dominati da <strong>un</strong> caso potenzialmente<br />

avverso. Naturalmente questi tratti di <strong>per</strong>sonalità possono variamente sovrapporsi e questa è la<br />

ragione <strong>per</strong> cui, nella misurazione psicologica, sono generalmente preferiti "inventari" complessi<br />

della <strong>per</strong>sonalità, valutati poi dagli psicologi.<br />

4.3. Misura degli effetti dello stress negli ambienti lavorativi<br />

4.3.1. Misure di <strong>per</strong>formance.<br />

Queste cercano di valutare gli effetti degli stimoli stressanti sul livello di "arousal", termine<br />

neurofisiologico anglosassone, malamente traducibile con "vigilanza". Fanno capo a diversi<br />

modelli interpretativi del carico mentale, che possono essere schematicamente riass<strong>un</strong>ti secondo due<br />

p<strong>un</strong>ti di riferimento empirici. Il primo, che si collega ai modelli strutturali della teoria<br />

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