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nei singoli soggetti i disturbi stress correlati, assai più scarne sono le indicazioni in quali aree della<br />
vita e dell’organizzazione del lavoro si possano creare disf<strong>un</strong>zionalità tali da creare le premesse<br />
dell’insorgenza di situazioni stressogene nei singoli o nell’intero gruppo di lavoro e come e cosa<br />
mettere in evidenza e modificare onde prevenirne le conseguenze.<br />
Le aree critiche qui di seguito riass<strong>un</strong>te derivano da <strong>un</strong>a più dettagliata pubblicazione della<br />
Britain’s Health and Safety Commission (HSC) e Health and Safety Executive (HSE)(6) cui fare<br />
riferimento <strong>per</strong> sviluppare <strong>un</strong> programma di prevenzione dello stress in azienda.<br />
Gli autori, basandosi su ricerche ormai classiche (2- 5) sulle fonti di stress occupazionale<br />
hanno individuato sei aree chiave, o altrimenti indicate come potenziali fattori di rischio, le cui<br />
disf<strong>un</strong>zioni possono essere causa di eccessiva elevazione degli indicatori di stress sino a livelli<br />
definibili patologici. Le aree selezionate sono:<br />
- le richieste provenienti dall’ambiente che riguardano aspetti quali il carico del lavoro, le<br />
procedure e l’ambiente di lavoro<br />
- le possibilità di controllo da parte dei singoli sulle modalità ed i tempi di esecuzione del<br />
lavoro<br />
- il grado di supporto dato da su<strong>per</strong>iori e colleghi e che riguarda l’incoraggiamento, il<br />
sostegno e la messa a disposizione di risorse da parte dell’organizzazione, dei diretti<br />
su<strong>per</strong>iori e dei colleghi<br />
- la qualità dei rapporti inter<strong>per</strong>sonali tra cui <strong>un</strong> atteggiamento di positività nello svolgimento<br />
del lavoro con esclusione di conflittualità e comportamenti inaccettabili<br />
- la chiarezza dei ruoli nell’ambito dell’organizzazione e l’esclusione di ruoli incompatibili<br />
- la gestione dei cambiamenti e il livello di partecipazione ai cambiamenti previsti.<br />
Il manuale sottolinea anche come non si ottengano risultati durevoli se lo sforzo di<br />
identificare e prevenire i rischi non viene svolto assicurandosi la collaborazione dei dipendenti e dei<br />
loro rappresentanti così come ricorda che la prevenzione dei rischi da stress rientra tra gli obblighi<br />
legali dei datori di lavoro. In appendice viene riportata <strong>un</strong>a checklist suggerita <strong>per</strong> la raccolta dei<br />
dati inerenti il carico di lavoro, le procedure e l’ambiente (Allegato 1).<br />
4.1.2. Definizione della classe socio-occupazionale (Ferrario)<br />
Come già riportato l'approccio anglosassone, che utilizza <strong>un</strong> p<strong>un</strong>teggio aggregato<br />
dell'occupazione <strong>per</strong> la definizione dello stato sociale, è quello che più frequentemente viene<br />
utilizzato negli studi europei. Purtroppo nel nostro Paese analoghe categorie sono desumibili <strong>per</strong><br />
<strong>per</strong>iodi più recenti ed in modo più sporadico, dalla classificazione ISTAT delle professioni,<br />
soprattutto dall’ultima versione (7) che si richiama all’analoga classificazione ISCO 88 (8).<br />
Un contributo di rilievo è stato recentemente proposto da Cevelaar e coll (9) che ha<br />
applicato con buoni risultati il modello proposto da Erikson, Golthorpe, Portocarero (10) ed app<strong>un</strong>to<br />
denominato EGP, a dati censimentali disponibili in molti Paesi europei, <strong>per</strong> ricavare classi sociooccupazionali<br />
comparabili a quelle del citato modello inglese. Autori italiani (11) hanno<br />
ulteriormente sviluppato il modello EGP, utilizzando informazioni riguardanti la condizione<br />
lavorativa, la posizione nella professione, il settore lavorativo ed, e condizioni particolari, il livello<br />
di educazione (Allegato 2). In tal modo è stato com<strong>un</strong>que possibile individuare le sei categorie della<br />
classificazione EGP: professionisti e dirigenti di elevato livello [Higher administrators and<br />
professionals], professionisti e dirigenti di livello intermedio [Lower administrators and<br />
professionals], lavoratori non manuali [Routine nonmanual workers], lavoratori manuali<br />
specializzati [Skilled manual workers], lavoratori manuali non specializzati (includendo i manovali<br />
in agricoltura) [Unskilled manual workers], lavoratori in proprio (includendo i coltivatori diretti)<br />
[Self Employed]. E’ interessante notare che: a) la posizione nella professione è derivabile dalla<br />
classificazione ISTAT 2001 delle professioni, b) <strong>per</strong> semplice accorpamento di classi EGP è<br />
possibile attribuire le connotazioni di Gold Collars, White Collars, Blue Collars, mantenendo<br />
separata la classe dei Self Employed, oltre che ovviamente, <strong>per</strong> ulteriore aggregazione di classi, la<br />
distinzione tra lavoratori manuali e non.<br />
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