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imm<strong>un</strong>itarie in soggetti sottoposti a stress, come ad esempio nel caso di recente scomparsa di <strong>un</strong><br />

familiare (aumento del numero di neutrofili circolanti ed diminuzione di cellule NK, linfociti B e T)<br />

o <strong>un</strong>a diminuita risposta mitogena linfoproliferativa in soggetti con grave depressione (27). Inoltre<br />

variazioni nella risposta imm<strong>un</strong>itaria cellulare ed imm<strong>un</strong>itaria sono state correlate ad altri eventi<br />

come il divorzio, catastrofi naturali o <strong>per</strong>dita del lavoro.<br />

Negli ultimi anni diversi studi riguardanti la psiconeuroimm<strong>un</strong>ologia hanno concentrato la<br />

loro attenzione sulle possibili correlazioni esistenti tra stress e rischio di cancro (28) e <strong>sulla</strong> sua<br />

progressione; in effetti durante l’attivazione dell’asse (HPA) i mediatori rilasciati in condizioni di<br />

stress prol<strong>un</strong>gato sopprimono alc<strong>un</strong>e componenti specifiche e non specifiche della risposta<br />

imm<strong>un</strong>itaria, compresa l’attività delle cellule NK, la fagocitosi, produzione di citochine<br />

infiammatorie (interleuchina 2, interferone e TNF delle cellule Th1) e l’attività delle cellule T<br />

citotossiche compromettendo in tal modo i più importanti responsabili della risposta imm<strong>un</strong>itaria<br />

verso lo sviluppo di tumori. Inoltre, le alterazioni biologiche che possono scaturire dallo stress,<br />

come <strong>un</strong> incremento della <strong>per</strong>centuale di danno sul DNA, l’accumulo di mutazioni somatiche,<br />

alterazioni dei meccanismi di riparo del DNA o inibizione dell’apoptosi, potrebbero contribuire allo<br />

sviluppo o alla progressione di alc<strong>un</strong>i tipi di cancro. Nonostante ciò i risultati spesso discordanti<br />

degli studi in questo delicato settore impediscono di trarre conclusioni <strong>un</strong>ivoche e confermano la<br />

necessità di ulteriori approfondimenti. E’ certo che lo stress può contribuire ad <strong>un</strong>a serie di<br />

comportamenti da stress che aumentano secondariamente il rischio di essere colpiti da patologia<br />

tumorale (alcool, fumo, sovralimentazione, eccessivo consumo di grassi).<br />

Da quanto sinteticamente esposto in tema di interazioni fra sistema imm<strong>un</strong>itario, apparato<br />

endocrino, psiche e sistema nervoso appare di grande importanza l’approccio <strong>un</strong>itario della<br />

psiconeuroimm<strong>un</strong>ologia <strong>per</strong> comprendere appieno i meccanismi che sono alla base dello sviluppo di<br />

malattia correlata stress. Nonostante ciò è importante sottolineare che questo settore di studio, <strong>per</strong> il<br />

suo carattere pionieristico e di ricerca, non fornisce allo stato attuale delle conoscenze ness<strong>un</strong> valido<br />

strumento o indicatore che sia utilizzabile <strong>per</strong> l’identificazione precoce di effetti <strong>sulla</strong> salute<br />

correlabili a stress.<br />

2.5. Disturbi emozionali e del comportamento (Cassitto)<br />

E’ noto che in situazioni di stress sia negativo che positivo l’individuo reagisce come <strong>un</strong><br />

tutto modificando sia la tonalità dell’umore sia l’equilibrio neurovegetativo sia il comportamento.<br />

Non necessariamente la risposta allo stress protratto coinvolge questi tre aspetti<br />

contemporaneamente il cui f<strong>un</strong>zionamento può essere disturbato anche in tempi diversi e con<br />

diversa intensità. Interviene infatti l’aspetto soggettivo e la modalità del f<strong>un</strong>zionamento dei singoli<br />

soggetti. Ad esempio è probabile che soggetti con buone abilità di coping, elevato controllo delle<br />

emozioni e del comportamento o anche con meccanismi attivi di razionalizzazione delle situazioni<br />

disturbanti scarichino a livello somatico lo strain subito e manifestino <strong>per</strong> <strong>un</strong> <strong>per</strong>iodo talvolta l<strong>un</strong>go<br />

soprattutto reazioni neurovegetative a livello del sistema gastrointestinale, cardiaco o altro in base al<br />

principio dell’”organo compiacente”, ossia di quell’organo che nel corso della loro vita ha mostrato<br />

la più veloce reattività ad <strong>un</strong>a situazione di arousal emozionale.<br />

Soggetti più reattivi o più vulnerabili sotto il profilo emozionale possono reagire<br />

primariamente con segnali di strain che stanno in posizione intermedia tra il disturbo somatico ed il<br />

disturbo emozionale e che coinvolgono il sonno, con insonnia o i<strong>per</strong>sonnia, spossatezza già presente<br />

al risveglio, algie diffuse, cefalea nelle sue varie forme.<br />

Insorgono poi sempre le modificazioni dell’attività intellettuale con difficoltà a mantenere il<br />

ritmo di lavoro, deficit di memoria, di attenzione e di concentrazione che corrispondono ad <strong>un</strong>a<br />

saturazione dei canali di ricezione ed elaborazione delle informazioni. La consapevolezza che il<br />

soggetto ha di queste difficoltà provoca a livello emozionale variabilità dell’umore, depressione,<br />

irritabilità, insofferenza e anche distacco e disinteresse, talvolta accompagnato da vissuti di colpa.<br />

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