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proporre azioni preventive e/o correttive. Egli è, com<strong>un</strong>que, solo <strong>un</strong>a delle figure interessate e<br />
dovrebbe avvalersi della collaborazione di es<strong>per</strong>ti (in particolare in organizzazione del lavoro,<br />
psicologia del lavoro, ergonomia) <strong>per</strong> affrontare il problema del disagio psicosociale dei lavoratori.<br />
Per ciò stesso, dovrebbe essere in grado di dialogare con le altre figure aziendali coinvolte dal tema<br />
(management, psicologo, responsabile risorse umane, ecc.), valutando insieme ad esse approcci e<br />
strumenti a cui l’organizzazione può ricorrere <strong>per</strong> gestire o ridurre le situazioni di stress, le cui<br />
cause o con-cause vanno spesso ricercate nell’ambiente organizzativo e sociale in cui vive il<br />
lavoratore.<br />
In termini di prevenzione e di intervento <strong>per</strong> la riduzione dello stress è possibile intervenire<br />
sia a livello di singolo, di gruppo, di organizzazione. Di seguito si illustrano le caratteristiche dei<br />
vari approcci, con i p<strong>un</strong>ti di forza e di debolezza di ciasc<strong>un</strong>o.<br />
Si possono individuare due differenti livelli di intervento <strong>per</strong> la gestione dello stress sul<br />
lavoro: individuale e organizzativo (4-7). La scelta di o<strong>per</strong>are ad <strong>un</strong> livello rispetto ad <strong>un</strong> altro<br />
dipende da molti fattori: natura della causa e fonte di stress, effetti <strong>sulla</strong> popolazione interessata,<br />
tipologia e dimensioni organizzative, risorse a disposizione, coinvolgimento e commitment del<br />
management, disponibilità a collaborare da parte dei lavoratori (8 e 9).<br />
Con le tipologie di intervento a livello individuale si agisce principalmente sulle capacità<br />
del singolo lavoratore di affrontare le criticità sul posto di lavoro e gestire lo stress che da esse<br />
deriva (10, 11). Sono <strong>per</strong> lo più iniziative utilizzate <strong>per</strong> ridurre il livello di stress in <strong>per</strong>sone che già<br />
ne hanno i sintomi e mirano a rafforzare le capacità di risposta individuale. A questa categoria<br />
appartengono la gran parte delle iniziative di formazione e informazione <strong>sulla</strong> gestione e<br />
prevenzione dello stress da lavoro e le iniziative di supporto e assistenza al lavoratore quali<br />
coaching, co<strong>un</strong>seling, employee assistance program. Le iniziative di formazione possono avere<br />
diverse finalità: familiarizzare genericamente con il concetto di stress e con la promozione della<br />
salute; sviluppare la capacità psicologiche di gestione e di “contenimento” delle situazioni<br />
stressanti; acquisire alc<strong>un</strong>e tecniche specifiche di dominio dello stress a livello <strong>per</strong>sonale<br />
Le iniziative di supporto al lavoratore sono interventi sul singolo (sempre <strong>sulla</strong> <strong>per</strong>sona,<br />
quindi, e non sul lavoro) ben diverse dalla formazione di gruppo. Rappresentano momenti molto<br />
delicati, svolti da figure professionali certificate, e sono particolarmente adatti a lavoratori che<br />
hanno già evidenziato problemi <strong>per</strong>sonali o lavorativi. Hanno durata differente a seconda della<br />
disponibilità del lavoratore e dell’organizzazione.<br />
Le iniziative di formazione e di intervento a livello individuale sono strumenti relativamente<br />
flessibili e meno invasivi dal p<strong>un</strong>to di vista dell’organizzazione del lavoro (diversa cosa dal p<strong>un</strong>to di<br />
vista del singolo lavoratore, specie <strong>per</strong> i programmi di supporto e co<strong>un</strong>seling): non implicano <strong>un</strong>a<br />
significativa interruzione delle attività lavorative; hanno risultati relativamente rapidi a<br />
raggi<strong>un</strong>gersi, non sono spropositatamente costose e possono essere modulate in base ai fabbisogni<br />
formativi dei partecipanti (12). Prima di avviare iniziative di questo tipo è bene <strong>per</strong>ò essere<br />
coscienti dei limiti che inevitabilmente presentano: innanzitutto non eliminano le cause profonde<br />
della situazione di disagio e stress, limitandosi ad intervenire sulle strategie di coping del singolo; i<br />
loro risultati <strong>per</strong> quanto veloci a comparire, possono dissolversi nel medio <strong>per</strong>iodo. Secondo alc<strong>un</strong>i<br />
autori, fra cui lo stesso Murphy (12), Coo<strong>per</strong> e altri (13), l’intervento a livello individuale è poco<br />
efficace <strong>per</strong>ché tende a <strong>per</strong>petrare <strong>un</strong> approccio quasi “assistenziale” alla gestione del problema.<br />
Le iniziative a livello organizzativo intervengono in modo più strutturale sulle cause che<br />
possono essere all’origine di situazioni stressanti, cercando di rimuoverle alla radice (14, 15).<br />
Questi interventi possono richiedere cambiamenti molto rilevanti nella struttura organizzativa,<br />
nell’ambiente fisico, nei processi e procedure di lavoro. Per tanto necessitano di <strong>un</strong> pieno e costante<br />
sostegno da parte dei vertici aziendali, di <strong>un</strong>a adeguata collaborazione da parte dei lavoratori, del<br />
coinvolgimento delle diverse parti in causa (<strong>per</strong> esempio rappresentanze sindacali) e, soprattutto,<br />
della capacità di sa<strong>per</strong> gestire il cambiamento che da tali interventi può derivare. Esistono anche<br />
interventi che sono a metà strada fra quelli sull’individuo e quelli verso l’organizzazione<br />
(interfaccia individuo – organizzazione) e che cercano di eliminare le cause di stress che si<br />
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