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BIOGRAFIA DI UN GENIO15 aprile 1452: Leonardo nasce a Vinci, inToscana, figlio illegittimo del notaio Ser Pierod'Antonio e probabilmente di una schiavaorientale: Caterina. Il padre ebbe poi con moglidiverse almeno 16 figli, la madre 5. (Per chi volesseapprofondire questi temi, suggeriamo: "La madredi Leonardo era una schiava?" di FrancescoCianchi, e "Per la genealogia di Leonardo", diElisabetta Ulivi, a cura di Agnese Sabato eAlessandro Vezzosi, Museo Ideale Leonardo DaVinci, con un’introduzione di Carlo Pedretti).1457: Leonardo vive con la famiglia paterna traVinci e Firenze, dove entrerà nella straordinariabottega di Andrea Verrocchio, maestro affermatocome pittore, scultore e orafo.1472: risulta iscritto nella Compagnia dei Pittori.1473: la sua prima opera è un disegno con laveduta della Val di Nievole e del Padule diFucecchio dal Montalbano sopra Vinci.1481: gli viene commissionata l'Adorazione deiMagi per la chiesa di S. Donato a Scopeto, fuoriFirenze. Il capoluogo toscano gli si rivela tropporistretto e lui decide di partire.1482: si presenta a Ludovico Sforza, signore diMilano, descrivendosi come ingegnere civile emilitare e scultore per il Monumento Sforza.1483: inizia uno dei suoi capolavori, la "Verginedelle rocce".1495: dipinge la pittura murale del Cenacolo inSanta Maria delle Grazie. Vi lavorerà per tre anni.1499: le truppe del re di Francia Luigi XII invadonoMilano. Leonardo fugge a Mantova, a Venezia, etorna a Firenze.1503: realizza il cartone per la "Battaglia diAnghiari", ma non completa la pittura. Leonardo èossessionato dalla perfezione e dalla ricerca dinuove tecniche pittoriche. Anche un ritrattodi Monna Lisa rimane incompiuto.1506: è di nuovo a Milano, con i francesi.1513: si trasferisce a Roma, ospite del fratello dipapa Leone X.1516: Francesco I re di Francia lo invita alla cortedi Amboise e lo ospita a Clos Lucé.1519: il 2 maggio muore. Il suo corpo viene sepoltonella chiesa di Saint Florentin d'Amboise cheandrà in rovina.e il ragno di vinoLeonardo: Come? Ma se il "vinoeccellente" è stato sempre in cimaai pensieri miei e dei miei paesanivinciaresi! Lungo tutta la mia vitaterrena, nei territori ove ho soggiornato,mi ha sempre attratto la culturaancestrale del vino: Vinci fraMontalbano e Valdarno, Fiesole,Vigevano, Milano...fino ad Amboise,nella Valle della Loira, l’ultima tappadel mio viaggio terreno. Per fortunaho conservato le carte in archivio.(Si sente un fruscio di pagine,c’è una pausa di qualche secondo,poi la voce riprende). Ecco, guardiqua. Ho trovato una lettera e unafiaba che provano che quanto le stodicendo è reale. La lettera la spediida Milano a Zanobi Boni, mioCastaldo, amministratore di terreni.Porta la data del 9 ottobre 1515.Le leggo un brano: "Non furonosecondo le mie aspettative le quattroultime caraffe di vino e ne hoavuto rammarico. Le viti di Fiesole,allevate in modo più attento, dovrannofornire all’Italia nostra dell’ottimovino, come a Ser Ottaviano".Giannella: Si è limitato solo a tirarele orecchie al suo interlocutore? O,data la sua genialità nei vari campi,gli ha dato anche dei consigli utiliper migliorare?Leonardo: Beh, è sempre stata unamia preoccupazione quella di trasmetteread altri il sapere delle soluzioni.In natura questo è un meccanismoautomatico, i maestri delladivulgazione scientifica ci fanno capirequanto può essere importante lospirito di emulazione negli animali.Un essere vivente scopre una nuovasoluzione, gli altri lo copiano. Cosìva nel mondo degli animali, cosìavanza la più primitiva evoluzioneculturale. Invece vedo che molti italiani,negli ultimi anni, stanno rinunciando,preferendo usare quei meravigliosimezzi di conoscenza come letelevisioni, le radio e i giornali dirottandoliperlopiù su business, vanitàe sciagure. Quindi a Zanobi mandaia dire, ecco le cito testualmente,nella lingua toscana originaria delCinquecento, anche se lei modernofarà un po’ di fatica, ma ne vale lapena mi creda: "Sapete, Zanobi, chedissi etiamdio che sarebbe a cuncimarela corda quando posa in elmacigno, con la maceria di calcinadi fabriche o muralie demoliti, et questaassiuga la radicha, e lo stelo; ele folie dall’aria attranno le substantieconveniente alla perfectione delgrapolo. Poi pessimamente alli dìnostri facemmo il vino in vasi discuopertiet così per l’aria fuggi l’exentiain el bullimento, et altro non rimaneche un umido insipiente culoratodalle buccie et dalla pulpa: indi,non si muta come fare si debbe, divaso in vaso, et per lo che viene ilvino inturbidato et pesante nei visceri.Conciosiacosaché si voi et altrifaciesti senno di tale raggioni berremmovino excellente".Giannella: Sono curioso di sentire lafiaba cui accennava. Sa, sta per arrivarmiun nipotino che porterà il suonome e mi piacerebbe arricchire ilmio parco di favole con una firmatada un genio come lei.Leonardo: Eccola, ha un titolo dall’enigmalieve, Ragno di-vino, la puòleggere nel mio Codice Atlantico:"Trovato il ragno un grappolo d’uva,il quale per la sua dolcezza era moltovisitato da api e mosche, gli parvedi aver trovato un luogo molto comodoper le sue trappole. E calatosi giùper il suo sottile filo ed entrato nellanuova abitazione, assaltava comeladrone i miseri animali, che da lui13

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