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Scarica l'Allegato - Associazione Italiana Sommelier

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Codice Arundel, 1504Lista della spesa di un martedì(pane, carne, vino, frutta, minestra,insalata) fra studi sul corsodell’Arno e del Mugnone e appuntidi matematica e geometriaattieniti alla dieta. Va bene così?Giannella: Benissimo, anche se il suodecalogo vedrebbe bocciato il miopersonale stile di vita.Comunque la ringrazio per lo sforzodi sintesi anche a nome di chi laleggerà. Credo che molti lettoriapprezzeranno queste dieci normemolto semplici e attuali. Senta, messerLeonardo, ma è vero quanto scrivonoalcuni studiosi: cioè che lei haavuto sempre un debole per ricettee fornelli?Leonardo: Guardi, ho nutrito sempreun interesse scientifico per lecucine. La mia curiosità studiosaera stata originata da un vero e proprioincubo: quelle montagne informidi carne e polenta che ogni giornovenivano ingurgitate dai commensalirinascimentali. Per un po’ sonostato anche impiegato in una taverna,sa? Si chiamava Tre lumache,al centro di Firenze. E le posso direche mi resta l’amarezza per il fattoche quei frequentatori di allora noncapirono la bontà di una mia invenzione...Giannella: Un’invenzione nella taverna?Oh, questa è bella. Di che cosasi trattava?Leonardo: Contro le grandi abbuffate,avevo privilegiato piccole porzioniprelibate, artisticamente dispostesui piatti. Sì, ha capito bene: avevoinventato quella che oggi voi chiamatela nouvelle cuisine.Giannella: Incredibile! Un’innovazionesplendida, anche se in anticipo dicinquecento anni sul gusto del grandepubblico. Come fu accolta?Leonardo: A pesci in faccia. I clienti,a loro dire affamati, insorsero inrivolta, e io fui costretto a rifugiarmida Mastro Verrocchio per evitareguai grossi. Tornai alle arti piùnobili, anche se la mia mente irrequietanon trovava pace e si mise aprogettare gadget per risparmiaretempo e fatica in cucina: lei avrà presentei miei disegni che a quell’epocadelineavano i primitivi cavatappie girarrosti, pepaioli e schiaccianoci,persino lavatrici.Giannella: La cocente delusioneavuta alle Tre lumache la allontanòdel tutto da taverne e cucine?Leonardo: Per amor del vero, un altrotentativo da parte mia ci fu. Sa, ioero tenace e quando mi mettevoun’idea in testa... Dunque, nel 1478un incendio distrusse le Tre lumache.La ritenni un’occasione da nonperdere: rifiutai l’incarico di dipingerela pala d’altare per la cappelladi San Bernardo, a Palazzo Vecchio,e comprai il locale insieme a SandroBotticelli. Incaponito, tentai di riproporrela mia ricetta di avanguardiaalimentare. Ma gli appetiti di queibifolchi di contemporanei purtropporimasero inalterati...Giannella: Mi permetta, messerLeonardo: ci voleva ben altro a queitempi che quattro carote e un’acciuga,benché presentate ad arte da ungrande pittore e scienziato, per sfamarela gaudente società fiorentina.Leonardo: Da parte loro c’era un veroe proprio pregiudizio contro di me.Pensi che insorgevano per continuimalintesi sui menu, quelle liste deipiatti che io, anche per non svelarei miei segreti alla concorrenza, scrivevoda destra a sinistra.Giannella: Forse c’era un problemadi comunicazione. Le due ali pervolare alti nel cielo del successo, miè stato spiegato, è fare le cose benee farle conoscere bene. Comunquequello che è fatto è fatto. Prendiamoatto che fu un fallimento su tutta lalinea.Leonardo: Lo ammetto, sia pur amalincuore. Rimasi tanto male perquel fiasco che, dopo aver ripreso inmano i pennelli, mi decisi a lasciareper sempre Firenze e quegli ingratidei miei paesani. Presi la via diMilano, alla corte di Ludovico ilMoro. Dove avrei voluto resuscitarele mie passioni culinarie, ma il signorelombardo tendeva a incoraggiarmiin tutto, tranne che nella miapassione segreta per la cucina. Miingegnai a trovare stratagemmi purdi convincerlo della mia abilità dicuoco e chiedergli una chance. Tuttii progetti di fortificazione della cittàglieli presentavo in grossi modellinidi zucchero e marzapane. Batti15

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