Roberto Di SanzoMete del gustoCONERO DA BERELa realtà vitivinicola del Conero presenta due prodotti dalle indubbie qualitàe che ben rappresentano la generosità e la genuinità di una terra vera, valea dire la Docg Conero e il Rosso Conero Doc. “I vitigni utilizzati – spiegaOtello Renzi, presidente dell’Ais Marche – sono il Montepulciano all’85 percento e il Sangiovese per il 15 per cento, anche se oggi si usa quasiesclusivamente Montepulciano, che più esprime le caratteristiche dellanostra terra”.Il Rosso Conero Doc, tra l’altro, è un vino di antiche tradizioni, visto che nel2007 ha compiuto i suoi primi quarant’anni. “Si tratta di uno dei rossi piùimportanti dell’aria adriatica - spiega Renzi - di un colore rosso rubinointenso, con riflessi violacei che volgono al granato. I profumi sono intensi,complessi, con sentori di frutta come la prugna, la marasca, e poi fiori, comele viole appassite. Si tratta di un vino di corpo, con una buona sapidità emineralità”.Gli abbinamenti gastronomici sono quelli tipici della cucina marchigiana:“Arrosti, selvaggina, formaggi stagionati. Da giovane, con i tannini morbidi, siabbina al pesce in umido e allo stoccafisso all’anconetana”. Sulpromontorio del Conero, con i vigneti che guardano al Mezzogiorno d’Italia,nasce la Docg: il disciplinare, infatti, esclude i vigneti che non sono baciatidal sole, quelli interrati nella vallata. “La vicinanza del mare - continua Renzi -permette di avere dei nettari differenti a seconda dell’esposizione: graziealle caratteristiche marine di sapidità, la struttura aromatica è moltoparticolare, grazie anche alle profonde escursioni termiche che si hanno dalgiorno alla notte. Il colore è rosso rubino intenso, spesso cupo, con lamaturazione in barrique o in grandi botti tende al granato. I sentori ricordanola frutta cotta, l’amarena, il ribes, con uno speziato che ricorda il legno, laliquirizia e il tabacco. Al gusto subito si nota una buona morbidezza; dai 4 ai6 anni di invecchiamento è il periodo ideale per poi gustarlo al meglio”.A tavola l’abbinamento più intrigante è con il brasato “pasticciato”, piattotipico marchigiano realizzato con parecchio pomodoro, un pizzico di nocemoscata e i chiodi di garofano. E poi tagliate di manzo, il piccione ripienodella tradizione locale, l’agnellone al rosmarino, il petto d’anatra con levisciole (le amarene selvatiche). Per i formaggi, si segnala l’accostamentocon il pecorino stagionato.Otello Renzipresidente AisMarcheIn città si trova anche un interessante Museo dellaFisarmonica, che ripercorre soricamente la vita dellostrumento, con reperti antichi e di indubbio valore culturale.Conero centro di spiritualità religiosità e poesia,con Loreto e Recanati mete periodiche di pellegrinaggida tutto il mondo, certo per motivi diversi.A Loreto ecco il grandioso santuario della Santa Casa,la cui costruzione ebbe inizio nel VX secolo in uno stileche anticipava il Rinascimento. Fu Bramante, nel 1500,a disegnare la facciata. Sotto la cupola, in fondo allanavata centrale, si trova la “Santa Casa”, l’abitazionedella famiglia della Vergine Maria a Nazaret e – standoai testi religiosi – portata nelle Marche il 10 dicembre1294, dopo la caduta del regno dei crociati in TerraSanta. Ancora oggi, la notte del 9 dicembre, in occasionedella “Festa della Venuta”, che ricorda il trasporto aLoreto della casa della Madonna, le campagne intornoa Loreto si illuminano di fuochi e le campane della cittàsuonano a festa. La folla accorre dai paesi vicini perassistere alla processione con la Madonna che escedalla sua “casa” per andare incontro ai suoi figli. Il giornodopo la festa religiosa culmina con la celebrazionein Basilica del Solenne Pontificale. Pochi chilometri esi raggiunge Recanati, dove ebbe i natali il più grandepoeta italiano di tutti i tempi, Giacomo Leopardi. Sonodavvero tantissimi gli amanti del “tormentato” che periodicamentefanno visita a Palazzo Leopardi, in piazzaSabato del Villaggio, e si emozionano nel vedere la bibliotecae la scrivania dove Leopardi trascorse notti insonnidavanti alla finestra aperta sulla casa di Silvia.Recanati è un borgo di altri tempi, ricco di giardini eluoghi dell’anima e del cuore, dalla Torre del Passeroal Colle dell’Infinito. Ma ora è tempo di tornare sullacosta e di aprire lo sguardo agli stupendi paesaggi marinariche può offrire Numana. Baie solitarie, spiaggetteassolate di sabbia finissima, un vero e proprio gioielloalle pendici meridionali del Monte Conero.Ci si sposta di poco e si arriva a Sirolo, piccolo centroaffacciato su uno strapiombo in vista del mare. E nonè ancora finita: un po’ più isolata, ma meritevole deltragitto, Portonovo è una baia pittoresca con una linguadi spiaggia ghiaiosa e con ciotoli sottili; all’interno,ci si può avventurare tra fresche sorgenti e laghetti chesi incontrano all’improvviso in un trionfo naturalisticoe botanico davvero unico nel suo genere. A testimonianzadella ricchezza faunistica e floreale di questoterritorio, ecco che nel 1987 l’area compresa traAncona, Camerano, Numana e Sirolo ha visto la nascitadel Parco Regionale del Conero, un’area protetta di6.011 ettari vero e proprio paradiso naturistico, con iti-58
INDIRIZZI UTILIComune di AnconaServizio Turismovia Podesti, 21tel: 071.222.5065, 66, 67fax: 071.222.5061www.comune.ancona.it/turismoComune di CastelfidardoUfficio Cultura e Turismotel. 071.7829349 - Fax 071.7829357www.castelfidardo.itEnte Parco Naturale Regionale del ConeroVia Peschiera, 30/A - 60020 Sirolo (AN)tel. 071.9331161 fax: 071.9330376www.parcodelconero.euIAT MarcheVia Thaon de Revel, 4tel: 071.358991AnconaIAT Numanatel. + fax 071.9330612info@turismonumana.itwww.turismonumana.itSul Conero vi sono vari siti Internetche danno informazioni utili sul territorio.Tra questi segnaliamo:www.larivieradelconero.comwww.conero.itwww.rivieradelconero.ithttp://rivieradelconero.wow.itnerari suggestivi che riservano tesori floreali rari comepini, lecci, il finocchio selvatico, la violaciocca e il giàcitato corbezzolo, che in Greco si dice Komaròs e chedà il nome al Conero. E sono gli uccelli a trovare il lorohabitat ideale in queste terre: oltre 200 le specie censitenegli ultimi anni tra stanziali, svernanti e migratrici.Con un po’ di attenzione e pazienza, non si faticaa vedere il falco pellegrino, il rondone pallido e il rondonemaggiore. Il promontorio, infine, è un favorevolepunto di riferimento per la rotta dei migratori come ifalchi pescaioli, le aquile e le cicogne.■■■ Paolo Soprani e le fisarmoniche di CastelfidardoUna storia tra leggenda e realtà, un misto tra fascinoe magia. Si narra che nel lontano 1863, un pellegrinoaustriaco, di ritorno dal santuario di Loreto, chiese ospitalitàper la notte presso un casolare nella campagnadi Castelfidardo. Aveva con sé una rudimentale “scatola”che emetteva dei suoni. Nel casolare abitavanoAntonio e Lucia Soprani con i loro figli. Tra questi, Paolo,che rimase particolarmente colpito da questa scatola.Quella stessa notte Paolo iniziò a smontare lo strumentoper studiarlo nei minimi dettagli.Insomma, dalla geniale intuizione di Paolo, da lì a pocosarebbe nata a Castelfidardo l’industria italiana dellafisarmonica. Nel 1864 Paolo, con l’aiuto dei suoi fratelli,aprì una piccola bottega sotto casa. Dopo qualcheanno si trasferì in una casa più grande, assumendoaltri operai. Le prime “armoniche” prodotte vennerovendute nelle fiere e nei mercati dei paesi vicini. Nel1872 Paolo Soprani si trasferì al centro di Castelfidardodove aprì una fabbrica in piazza Garibaldi. Lo strumentofu accolto con grande successo, in campagna i contadiniin festa ballavano danze popolari al ritmo dell’armonica.La popolarità dello strumento cresceva velocementeanche nei vicini paesi europei, come la Francia.Alla fine del XIX secolo, “l’armonica” iniziò a essereesportata negli altri continenti, in particolare in America,dove gli emigranti italiani ricordavano la loro dolce terracon il familiare suono dello strumento. Gli affari andavanobene, quindi Paolo, insieme ai suoi figli Luigi eAchille, aprì una nuova fabbrica a Castelfidardo, dovelavoravano circa 400 persone. Nel 1900 la ditta ottenneun grande successo alla fiera di Parigi; Paolo divennemembro dell’Accademia degli Inventori di Bruxellese Parigi. Continuò a lavorare in ditta fino all’età di 70anni, quando i suoi figli presero la direzione.L’azienda oggi è ancora attiva, per un comparto che soloa Castelfidardo può contare su una quarantina di impresee centinaia di addetti.59