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Juriy Ferrial lavorobre birraio, ma un celebre vignaiolo della sua regione,ovvero quel mago del Trebbiano d’Abruzzo che rispondeal nome di Valentini. «Ho sempre amato molto i suoi vini»,conferma Juriy, «per la complessità e le sensazioni chesanno regalare. Nel mio piccolo, ho provato a fare altrettanto».Ecco allora le sue birre. Una delle prime a vedere la luce,e ancora oggi tra quelle maggiormente richieste, è la Irie:una birra chiara e da 5% vol, arricchita da una speziaturaleggera e complessa grazie al coriandolo, alla scorzad’arancio dolce e amaro, ai boccioli di rosa e ai fiori d’arancio.«È forse la mia birra più difficile da fare»,spiega Juriy. «Difficile perché è fine ed elegante,un minimo errore si avverte subito,non ci sono spezie o dosaggi così forti chepossano coprire il suo delicato profilo organolettico».Insomma, una bella partenza lanciata.Dopo la Irie è il turno della Farrotta,dal bel colore dorato, riflessi aranciati e 5,7%vol. Dal nome si capisce che il cereale chela contraddistingue è il farro, biologico, alquale si aggiunge il miele d’acacia, semprebiologico, scelto di anno in anno tra selezionatiapicoltori abruzzesi. A nostro avviso èuna delle birre d’eccellenza dell’Almond: setosaal palato, ricca nei profumi, senza essereeccessiva e senza correre il rischio di stancare.Discorso analogo per la Grand Cru, piùimpegnativa con i suoi 7,5% vol, ma avvolgentee maestosa: colore ambra scuro, strutturapercepibile già all’olfatto, con una notavinosa che la rende birra da abbinamenti importanti:dai formaggi di media stagionatura alle carni rosse. Undoveroso omaggio alla moglie Valeria, che ha sempre condivisol’avventura di Juriy ed è parte attivissima nella conduzionedel birrificio, è invece la Blanche de Valerie nellaquale Juriy ha scatenato la sua fantasia. Chiara e leggermenteopalescente, questa blanche utilizza cereali comela segale e la saragolla, una varietà antenata dei modernigrani duri introdotta in Abruzzo nel 400 dopo Cristo, eun tocco esotico dato da una varietà rara di pepe nero diSarawak. «L’uomo che lo raccoglie vive quasi isolato nellaforesta del Borneo», racconta Juriy, «e ogni volta la piccolapartita che ci arriva può variare leggermente, ma io questastoria la trovo fantastica e in fondo il bello della birraartigianale è proprio questo: non ci sono mai gesti completamenteripetitivi. Ogni birra deve avere la sua riconducibilità,ci mancherebbe, ma, come per il vino, ogniannata può essere diversa dall’altra». È questo, alla finedella storia, il “quid” di Juriy Ferri. Le altre sue birre, laNigra, la Torbata, la Fredric e la prossima nata che dovrebbedebuttare in settembre, sono comunque la confermanon solo del talento di birraio, ma della sua filosofia produttiva.Imperniata sulla ricerca dei profumi, sul disegnarenella mente e poi nel bicchiere il profilo che regala sensazionipiacevoli, in qualche caso più delicato in altri piùimperioso. Ma le sue birre sono sempre fatte per esserebevute, e le si possono acquistare anche on-line, nonper stupire i cercatori di “sensazioni estreme”, ma permeravigliare i golosi di tutte le età che magari rimpiangonoancora di non essersi dedicati abbastanza al giocodel “piccolo chimico”.75

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