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Io non ci stoIl vino è cultura,non gossip!di Franco Zilianitempo che esercitol’attività di giornalista perE’tropponon ricordare l’antico mododi dire secondo il quale "Un cane chemorde un uomo non è una notizia.Un uomo che morde un cane è unanotizia" e quindi sono consapevoleche, specie sulla grande stampa d’informazione,determinati argomentipossono essere trattati solo se convenientemente“conditi” in modo dafare, per l’appunto, “notizia”.Anche se “svezzato” alle regole delgiornalismo, resto comunque stupitonel vedere come anche un quotidianoimportante e autorevole comeil Corriere della Sera, per occuparsidi vino e dintorni invece di ospitareuna rubrica regolare d’informazionecome fanno gli altri quotidiani parilivello di tutto il mondo (nell’edizioneon line del New York Times è addiritturaprevisto un wine blog affidatoad un autore serio come EricAsimov) preferisca invece attenderedi trovarsi di fronte a fatti che appartengonoal mondo del costume e dellostravagante più che costituire dellevere e proprie “notizie”. E’ così accaduto,nel recente passato, che il quotidianodi via Solferino (ma anche glialtri quotidiani maggiori) avessero aoccuparsi di vino per raccontare cheBerlusconi o il miliardario russoAbramovic avessero intenzione diacquistare una tenuta a Montalcino,oppure per raccontarci l’approdo alvino di cantanti, attori, personaggidel jet set, della finanza diventati“produttori della domenica” tanto perinvestire un po’ di soldi guadagnaticon la loro attività o perché proporreun proprio vino agli amici, o invitarlia visitare la propria azienda, fastatus symbol e dà lustro all’immagine.Recentemente, in marzo, l’edizioneon line www.corriere.it del quotidiano,ma anche l’edizione cartaceavera e propria, hanno ospitatoampi articoli che ci hanno raccontatodi sommeliers-robot che “in unfuturo non lontano potranno sostituirequelli veri e raccomandare ilvino nei ristoranti”, dotati come sonodi “sofisticati elaboratori dotati dinasi e lingue elettroniche che prestosaranno più utili all’industria enogastronomicadegli attuali degustatoriumani”.In un secondo tempo, come se nonbastassero le frecciatine ben pocospiritose riportate nell’articolo delWashington Post che aveva originatola ripresa del Corriere, battutesecondo le quali, a parere del direttoredella rivista The Tasting Panel,i sommeliers umani non verrannomai soppiantati da quelli automatizzati,perché “Nessuna macchinaal mondo è in grado di inventarsi illinguaggio astruso e pomposo tipicodei sommeliers”, il Corriere hariferito ai suoi lettori, nel numerodel 20 marzo, un’altra “imperdibile”notizia.Con il titolo de “Il re del Bordeauxassicura il naso per cinque milioni”,ci è stato raccontato che tale IljaGort, olandese, aveva chiesto e ottenutodi assicurare il suo più importanteorgano sensoriale per cinquemilioni di euro dai Lloyd's di Londra.Questo perché grazie al suo sensibilissimonaso il viticoltore (inFrancia) e degustatore era capace diindividuare milioni di profumi diversie di garantire la qualità dei suoivini. Peccato che il Corriere dellaSera, prima di parlare di “re delBordeaux”, come se si trattasse delproprietario di Château Margaux, diMouton-Rotschild, o di Petrus, nonsi fosse preso la briga di fare,Internet serve anche a questo, unarapida indagine e scoprire chel’azienda dell’olandese dal nasosuper assicurato, lo Château de laGarde, fosse solo un semplicissimoBordeaux Superieur commercializzatocon il marchio commercialeTulipe.E che il tipo, assicurandosi con iLloyd’s, avesse soprattutto messo asegno una brillante e spregiudicataoperazione commerciale e di marketing(un sito Internet inglese titolavaa proposito “Ilja Gort ed il profumodei soldi”). Per il quotidianopoco contava parlare, seriamente,di vino, ma presentare, come hascritto, un “fenomeno. Dalla vocealle gambe: quando il corpo è unaffare”, e raccontare che “non è laprima volta che i Lloyd's assicuranoparti del corpo di personaggifamosi: in passato è accaduto per identi della cantante e attrice ingleseKen Dodd, per il seno della cantantecountry Dolly Parton, per lemani del chitarrista dei RollingStones Keith Richards, per le ditadel pianista Richard Clayderman ela voce del «Boss» Bruce Springsteen(assicurata per 3,5 milioni di sterline).Così, in Italia, viene generalmentetrattato il vino, come un soggettodi costume, un qualcosa cheriguarda petrolieri, happy few, finanzieri,cantanti, e quelli che una voltasi sarebbero chiamati “nani e ballerine”,dalla grande stampa. Non unqualcosa di serio, che riguarda l’intelligenza,la creatività, la fantasia,il lavoro di migliaia e migliaia di viticoltori,vinificatori, imprenditori, maun “fenomeno”.Questa, riprendendo una celebrefrase di un film di Humphrey Bogart,“è la stampa, bellezza”, lo so bene,ma come impedirmi a questo puntodi dire che se questo è il modo di fareinformazione sul vino dei grandiquotidiani italiani “io, non ci sto”?98

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