Francesca CantianiEtichetteMiti e rein etichettaNOMI CURIOSI O FAMOSI, CHE SI RIFANNOA PERSONAGGI STORICI E A LOCALITÀ RICCHEDI FASCINO. E’ COSÌ CHE BERENGARIOELACALLAS, L’ISOLA DI KOSELABOEMIACOMPAIONO SU ETICHETTE CHE CERCANODI INCURIOSIRE GLI AMANTI DEL BUON BERE.Il celebre Bacco del Caravaggioper un vino è quelloper noi è il passaporto,uno strumento ufficiale L’etichettaper far sapere chi siamo a chi non ciconosce: deve servire per far spiccarela bottiglia in mezzo a molte altre.Per questo, oggi, si assiste a una corsaalle etichette strane, fantasiose, coloratissimee a un caleidoscopio di nomiparticolari che rimandano a miti, apersonaggi storici, a località da favola.Molti grafici credono che l’etichettasia simile ad un manifesto e quindila “arricchiscono” di dati e orpellispesso inutili.Che il fenomeno sia imputabile allasovrabbondanza d'uva, oppure sidebba dar credito alla creatività crescentedi produttori ed esperti di marketing,fatto sta che le etichette di vinonon sono mai state così divertenti,strane e in grado di attrarre l'attenzionedel pubblico come in questomomento. Inoltre un gran numerodi vini dai nomi inusuali sono diventatienormi successi commerciali, undato di fatto che quasi certamente nonfarà terminare il torrente continuo dietichette particolari ed umoristiche.L'Australia ha rappresentato la testadi ponte di questa nuova tendenza,seguita da numerosi produttori del"Nuovo Mondo”. In un mercato, decisamenteavanzato ma caotico comequello degli Stati Uniti, i colori sonodi moda, sommandosi a bottiglie dalleforme più strane.In Francia, terra dove la Cultura delvino è con la “ C ” maiuscola, il mondodella grafica per etichette, per contro,si è semplificato radicalmente. Gliscaffali delle enoteche o dei supermercatisono pieni di etichette molto simi-78
In alto, il platano di Ippocrate sull’isola di Kos, luogoin cui nacque il concetto di medicina moderna.A sinistra una scena del “Nabucco” di Giuseppe Verdie un’immagine di Maria Callas.li l’una all’altra. Quasisempre l’etichetta è biancae su questa viene riportatosemplicemente ilnome del produttore e idati del vino.L’Italia, invece, si è lasciatacontagiare dalla nuova tendenza.Da qualche tempo ormai alcuni produttorihanno scelto di battezzare ipropri vini con nomi particolari.Non mancano di certo miti e leggendecui fare riferimento. Ne sa qualcosa,ad esempio, l’etichetta Il Baccanaledell’azienda “Fattoria La Lecciaia”, diMontalcino.Il Super Tuscan Igt è ottenuto con uveCabernet-Sauvignon e Sangiovese, utilizzatein quantità equivalente. Vieneaffinato almeno sei mesi in barriquedalle quali acquisisce profumi moltointensi. Come intense dovevano esserela feste alle quali fa riferimento.I Baccanali, infatti, sono un'antica festadi origine romana. Deriva da ritualidedicati al dio Bacco, anche se la suaorigine risale ai Greci e alle celebrazioniin onore di Dioniso. Protagonisteerano le baccanti, ovvero le sacerdotesseche, invasate, trasformavano l’atmosferain una vera e propria orgiasfrenata, in cui ci si abbandonava alvino e alle licenziosità.È chiaro che a Roma i Baccanali nongodessero di buona fama soprattuttotra i ben pensanti. Probabilmente ilgrado di popolarità è espresso in modochiaro dal commediografo Plauto. Nellesue commedie deride i Baccanali perla loro carica di volgarità, per il chiasso,l’invasamento e per l’ostilità versogli estranei. Anche il grande tragediografogreco, Euripide, dedica a questotema unadelle sue piùgrandi opere,Le Baccanti,una tragediain cui tra ivari temispicca quello della follia, del deliriopazzo e sanguinario. Dunque un nomeun po’ impegnativo per un’etichetta.Come “non facile da portare” è il riferimentoa re e a regine del passato.L’etichetta in questione è un omaggiodella “Casa vinicola Zonin” al longobardoBerengario, duca del Friuli eprimo re dell’Italia feudale nell’888,poi imperatore del Sacro RomanoImpero, ucciso nel 924 dopo esserestato sconfitto a Fiorenzuola d’Arda,presso Fidenza.A questo re illuminato e alle terre delFriuli è dedicata l’etichetta di un grandee pregiato rosso, Berengario Igt,prodotto con uve Cabernet Sauvignone Merlot coltivate nelle Magredis diAquileia, i celebri terreni di argilla esassi che hanno la prerogativa di "cullarele viti". Affinato per oltre dodicimesi nelle barriques francesi delle forested'Allier, Berengario è un vino dicolore rosso granato, caldo ed etereo.A una regina più moderna, a una“sovrana” del canto, divina e umanaallo stesso tempo è dedicato il Callas,vino Igt bianco. Le sue note florealidi violetta bianca e biancospino, la suastruttura morbida ed equilibrata dagliintensi aromi ricordano il sopranogreco dalla vita tormentata e piena dipassione.Gli amanti della musica di sicuroapprezzeranno anche Nabucco, unarmonioso rosso Igt, un vino fermo dialta qualità. Entrambi questi nettarisono diventati il simbolo dell’aziendavitivinicola che li produce, Monte delleVigne, nel cuore della zona Doc Collidi Parma. Mentre il Callas è ottenutoda sola Malvasia di Candia, uvabianca tradizionale della zona,Nabucco si ottiene da Barbera (70 percento) e Merlot (30 per cento), affinatoper un anno in barriques di roverefrancese.Naturalmente località paesaggistichericche di fascino non potevano mancarenel novero dei nomi curiosi. Ciriporta al Dodecaneso e alla bellezzadelle isole greche il Leucòs dell’azienda”Ronco dei Pini” di Prepotto, in provinciadi Udine. Per apprezzare questaetichetta dobbiamo far ricorso areminiscenze classiche e in particolareal Plinio il Vecchio e alla suaNaturalis Historia. Da Plinio apprendiamoche “leukòs” significa “vino biancodi Kos”, ossia della splendida isolaa nord di Rodi, famosa anche per averdato i natali a Ippocrate.A una regione dell’Europa centrale silegano invece due nettari: Bianco eRosso di Boemia della “CantinaLiedholm” di Cuccaro Monferrato, inprovincia di Alessandria. Per il primol’uvaggio è alquanto ricco: Barbera,Pinot Nero, Cabernet Sauvignon,Cabernet Franc e Bonaria; il Bianco èper metà Cortese e per un altro 50 percento Pinot Bianco.In realtà il nome Boemia che comparein etichetta è meno strano di quantoa prima vista potrebbe sembrare.Infatti Villa Boemia è la sede dell’aziendae deriva dal primo proprietario delladimora, un commerciante piemontesedi cristalli.79