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Scarica l'Allegato - Associazione Italiana Sommelier

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vini tunisini, sudafricani, californiani, australiani. Accesi gli interventi (ele provocazioni) al forum dei produttori, condotto nel Teatrino di Corte daLuciano Pignataro, giornalista del Mattino, degustatore di vini e autore dinumerose guide enogastronomiche, che ha stimolato - in una sorta di veroe proprio talk show - una serie di temi scottanti, primo fra tutti il futurodel vino campano dopo la generale "sbornia mediatica" degli anni Novanta.Un momento di grande crescita dell'immagine del vino alla quale però nonè sempre seguita una coscienza - da parte dei produttori - della propriaidentità e una chiara idea del progetto da perseguire. Il vino, prima ancorache in cantina e in vigna, deve infatti esistere nella testa del produttore.Anche perché, negli ultimi quindici anni, è enormemente cresciuta -anche grazie all'opera didattica dell'Ais - la coscienza del consumatoreche, quando va in enoteca, sa esattamente quello che vuole e perché (vitignoautoctono, rapporto qualità-prezzo, conoscenza di un territorio, ecc.).Non sono mancate - nel corso del forum - provocazioni sui vitigni autoctonie internazionali, tema che non va mai in pensione se si pensa che ildibattito veniva proposto già a fine Ottocento a Giuseppe Frojo, padre dellamoderna ampelografia, che suggeriva di espiantare molti vitigni autoctonicampani per impiantare varietà in grado di dare vini più competitivi sulmercato internazionale. Oggi sappiamo che la forza dell'Italia è proprionella moltitudine di varietà, nella biodiversità e nella capacità di offrire -in un mercato dal gusto complessivamente omologato - vini riconoscibili,territoriali e non in concorrenza con Paesi emergenti, dove la viticolturaha costi molto più competitivi. Ma a fine Ottocento e ancora neglianni Sessanta, in Italia la politica agricola aveva cercato di ridurre drasticamente- in una poco lungimirante visione del mercato - la base ampelograficae varietale, quest'ultima mantenuta viva solo dalla testardagginedei contadini che hanno tramandato, nella sola Campania, ben 80varietà autoctone.Clima e vino: in un convegno, moderato dal giornalista della Rai BrunoGambacorta, su come cambia l'enologia in relazione alle temperature,interventi di Nicola Trapani, docente dell'Istituto Agrario diMarsala, Luigi Moio, ordinario di Enologia dell'Università FedericoII di Napoli e Gianni Fabrizio, responsabile settore vino SlowFood. Diverse tecniche enologiche per climi diversi, potrebbeessere la sintesi del dibattito. "Il caldo rende i vini piùamari perché alcune sostanze come il resveratrolo si concentranomentre può bloccarsi la sintesi di sostanze aromatiche",ha spiegato Luigi Moio. "Fare vini buoni, equilibrati,in ambienti caldi, quindi al Sud, è più difficile cheal Nord; in ogni caso l'enologia si trova ad affrontare problemicompletamente diversi" ha aggiunto. Gianni Fabrizioha invece sottolineato l'importanza di una lunga fase fenologicanella maturazione dell'uva: "Estati come il 2007,anticipi di vendemmia, rischiano di non consentire adesempio quelle escursione termiche tipiche di settembreche sono importantissime per una corretta maturazionedelle uve. Perciò mi chiedo la ratio con cui, negli anni scorsi,si sono piantati tanto chardonnay e merlot, già precoci,in zone calde come la Sicilia. In realtà tutti sappiamo bene cheè stato solo un modo per correre dietro a un mercato del vinoomologato e americanizzato".Altri due seminari, "Vini del sud del mondo" (a cura di NicolettaGargiulo, primo sommelier d'Italia 2007 e Gianni Aiuolo) e "La vitivinicolturanel Cile" (guidato dall'enologo cileno Carlo Torres) con il convegno"World sommelier association, Il concorso Miglior sommelier del mondo",hanno completato "Le radici del Sud" che si è concluso con una magnificacena di gala all'Enoteca La Botte."La mia idea è di rendere biennale questo appuntamento - commentaAntonio Del Franco - sempre concentrandolo su problematiche culturalie di attualità, senza tralasciare il momento delle degustazioni, anche questeperò concepite come conoscenza e occasione di riflessione. E' la rispostache l'Ais Campania sente di dover dare in un momento difficile perla nostra regione, in un contesto a volte autoreferenziale, nel quale occorremostrare tutta la maturità per diventare interlocutori privilegiati insituazioni cruciali, penso al ministero delle Politiche agricole, dalle qualiè rimasta finora esclusa".37

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