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Scarica l'Allegato - Associazione Italiana Sommelier

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Compleannidella Sorbona: siate realisti, chiedete l’impossibile. Ecco,se si guarda a cosa erano le vigne di Bolgheri prima delSassicaia si può dire che quel vino ha fatto diventarerealtà l’impossibile. L’anima proletaria di Giacomo Tachisha fatto ciò che neppure Mario Incisa voleva: ha portato,attraverso la tecnica, la fantasia al potere nel vino.Non poteva essere altrimenti, visto che il Sassicaia èstato concepito come un moto dell’anima. Mario Incisache si era imparentato con gli Antinori decise di scommetteresul suo vino e di affidare a loro la commercializzazionedel Sassicaia. Da quel momento a curarloentrò in scena Giacomo Tachis, allora enologo degliAntinori. Tachis assaggiò le botti: fece un blend di annate:la 66, la 67, qualcosa del 65. Le prime 3 mila bottigliedi Sassicaia furono prodotte con etichetta 68, vennerovendute nello spaccio aziendale lungo l’Aurelia.La storia ufficiale comincia anche se la prima vera commercializzazionedel Sassicaia si avrà a partire dal ‘71.E fu una storia di continui contrasti. Tachis impose lafermentazione in acciaio, abbassò il contributo del cabernetfranc a solo il 15 per cento, fece piantare altre vigneabbandonando l’alberello per il guyot e orientando i filarida nord a sud, ridusse l’affinamento a meno di dueanni nelle barrique. Mario Incisa mal sopportava, mamolti anni dopo il suo terzogenito Niccolò Incisa dellaRocchetta che ha un feeling speciale con Giacomo Tachise che ha portato il Sassicaia a diventare un prodottomondiale ha confidato: “Tutti vorrebbero fare Petrus:un vino unico, esclusivo. Mio padre non ha fatto intempo a comprendere fino in fondo la grandezza del suoprogetto, del Sassicaia. Io oggi faccio questo vino conl’idea di fargli percorrere le strade del mondo: non cen’è ne troppo ne troppo poco. Grazie alla collaborazionecon Tachis oggi il Sassicaia non è solo un grandevino, è diventato un nuovo progetto di azienda vitivinicola”.Che produce due altri vini, Guidalberto e Le Difese,e che in joint-venture con Santadi in Sardigna ha tiratofuori un’altra bottiglia destinata al successo: il Barrua.Ma ciò che oggi interessa soprattutto rileggere dellavicenda Sassaia è che da questa bottiglia l’enologia toscanaha tratto esempio per produrre i Supertuscan peraffermare un concetto che appare comunque vincente:è il terroir a produrre grandi vini. Così sono nati isangiovese in purezza come i grandi bordolesi: dalFlaccianello al Pergole Torte esaltazione del connubiosangiovese terra di Toscana, al Vigna d’Alceo dove ilcabernet si esalta, dall’Apparita un merlot di autenticacaratura mondiale, al Solaia e al Tignanelo, dalSolengo al Trinoro, dal Lupicaia all’Oreno, tutte bottiglieche solcano il mondo mietendo successi, ma chedevono la loro ispirazione – come i grandi di Bolgheri –a quella prima intuizione di Mario Incisa trasformata ineccellenza dalla tecnica, dalla poesia di Giacomo Tachis.Ecco che questo quarantennale in bottiglia oggi diventacentrale perché a tante discussioni attorno alla corrispondenzaai disciplinari di alcuni vini forse varrebbela pena di affiancare un ben più decisivo dibattito:l’autenticità e la qualità dei vini. Cioè se sono o menoespressione di un territorio. Perché per dirla conGiacomo Tachis un Cabernet del Medoc non sarà maicome un Cabernet di Toscana. Provare il Sassicaia e isuoi fratelli per credere.82

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