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Scarica l'Allegato - Associazione Italiana Sommelier

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fa parte ancora oggi del Dna degliabitanti proprio perché la produzionedi vino ha rappresentato per secolil’unica opportunità nell'economiadella famiglia.Nel caso di Luciano, il bisnonno producevavino già nella seconda metàdel 1800, ed era una quantità ragguardevolevisto che nei racconti dell’epocaè documentata una produzionesuperiore alle cento some divino (una soma era pari a 80 litri).Tale quantità si dimezzò al passaggiodell’azienda al nonno Bernardoe, con il successivo passaggio al figlioOreste, papà di Luciano, la cantinaera diventata di fatto un secondolavoro poiché nel frattempo le fabbrichedella Spezia e di Genova, l'arsenalemilitare e la navigazione avevanoassorbito la parte preponderantedella forza lavoro maschile,consentendo un reddito e una vitamigliori. Ad accudire la casa, l’ortoe la vigna restavano pertanto ledonne, non deve destare pertantostupore che, in un concetto di vitapatriarcale, la moglie condividessecon il marito la gestione economicadella famiglia e detenesse anche lachiave della cantina."Vien, vien a vede come si fa er vinbun", diceva nonno Bernardo mentresi infilava sotto l'autedo e piegavail peduncolo ai grappoli dorati, lacantina di nonno Bernardo era infatticonosciuta in zona come la cantina"der vin bun", del vino buono.Probabilmente quelle parole e queigesti lenti e cadenzati sono rimastia lungo nella mente di Luciano intutti gli anni in cui la sua attivitàprofessionale l’ha portato lontano dalterritorio. E sono riemersi con prepotenzanel momento in cui ha deciso,per libera scelta, di “ereditare” lachiave della cantina di famiglia.La superficie della sua piccola aziendaagricola copre oggi un’area dicirca seimila metri quadrati, ma prestosi arriverà a un ettaro per poterottimizzare le risorse disponibili, ivigneti sono disposti prevalentementetra la “costa da posa” e la “valledei pozzi” nei pressi di Volastra,minuscola frazione del comune diRiomaggiore, a una altezza oscillantetra i 250 ed i 370 metri sul livellodel mare. Gli impianti sono ad“autedo”, il pergolato tipico del territorio,tuttavia sono in avanzata fasedi sperimentazione nuove forme dicoltivazione che, senza stravolgerela caratteristica della zona, tendonoad alzare il sistema di allevamentoportandolo ad una altezza di circa150 centimetri nella parte più bassae di circa 190 nella parte più alta.Tutto questo dovrebbe rendere decisamentepiù agevole la lavorazionesenza costringere il vignaiolo a postureche nel tempo potrebbero comprometternele condizioni fisiche. Leprime prove con i pergolati alzati direcente non hanno prodotto alcundanno anzi, è stata migliorata l'esposizioneal sole pur mantenendo ilgrappolo più vicino alla terra per lamaturazione. Del resto è molto probabileche in passato la scelta dimantenere bassi i vigneti sia statadettata, oltre che dalle problematichecreate dal vento, dalla oggettivadifficoltà nel reperire legname a suf-61

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