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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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furono oggetto di perizia risultarono, come egli aveva dichiarato,

riproducenti in modo primitivo i luoghi in cui egli doveva avere

colloqui con persone del Partito Comunista, relativamente alle sue

funzioni.

Nelle contestazioni che seguirono processualmente, respinse ogni

connivenza con i dinamitardi dei giorni 6-9-12 aprile 1928.

Avendo le indagini assodato che il Romolo Tranquilli dovette la

iscrizione nel partito comunista e la sua assunzione a tipografo per

lavori di stampa di partito all'intervento di suo fratello Secondino,

profugo dall'Italia, vivente all'estero per fini e con mezzi di propaganda

comunista internazionale, ed avendo altresì raccolti da più

fonti indizi che esso Secondino si era recato prima a Venezia, poi a

Genova, indi a Milano, in tempi prossimi agli attentati, l'Ufficio

inquirente procedette con mandato di cattura anche nei confronti

di esso Secondino Tranquilli per le stesse imputazioni che gravano

contro il fratello Romolo. Il mandato però è rimasto senza effetto

per la latitanza del catturando.

Indizi sufficienti non può dirsi che raggiungano l'imputato Tranquilli

Romolo, giacché nulla di generico e di specifico le indagini

hanno assodato in confronto della imputatagli partecipazione al

triplice attentato.

Certo la sua capacità a delinquere in materia è dimostrata dal fatto

stesso che già nel 1922, ancora adolescente, cioè, egli fu amnistiato

da procedimento penale per apologia del crimine dinamitardo del

“Diana” e dall'altro che, vincendo i consigli che da ogni parte gli

giungevano paterni e soccorritori e la sua stessa educazione cattolica,

egli cedette alle lusinghe del denaro e vincolò la propria opera

e la propria libertà di spirito e di pensiero agli organizzatori del

partito comunista. Ed è altrettanto certo, d'altra parte, che se il

suo giungere in Milano il mattino del 12 poté corrispondere davvero

all'incontro prestabilito con altri iscritti al partito ed estranei

alla strage che vi si consumava, tuttavia la sua fuga immediata dopo

la strage da quella città verso il confine, la sua estrema agitazione,

il tentativo di sottrarsi alle ricerche che egli stesso col suo

contegno provocava contro di lui, dimostrano uno stato di animo

equivoco tra il rimorso e la paura: rimorso se per avventura egli

trovavasi comunque implicato nel fatto della strage, paura di essere

comunque sospettato partecipe; ma mentre ignorasi quali di

queste due passioni sia stata la cagione vera del suo agire disordi-

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