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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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ne, dopo avere sentito le conclusioni del pubblico ministero e

del difensore, emanò la seguente sentenza:

Il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato composto da:

Presidente: Tringali Casanova Antonio, Gen. M.V.S.N.;

Giudice Relatore: Linari Piero;

Giudici: Alfaro Alfredo, Ventura Alberto, Le Metre Gaetano, Pasqualucci

Renato, Conticelli Giuseppe, consoli della M.V.S.N.;

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nella causa contro:

Tranquilli Romolo, nato il 23-5-1904 a Pescina (L’Aquila), tipografo.

IMPUTATO

a) del delitto di cui all'art. 3, 1° cpv., della legge 25-11-1926, n.

2008, per avere, dal febbraio all’aprile 1928, in correità di altri

sconosciuti comunisti e prestando la sua opera di tipografo, istigato

a mezzo della stampa a commettere i delitti contro i Poteri dello

Stato (reati commessi in città diverse dell'Alta Italia);

b) del delitto di cui all'art. 4, 1° cpv., della legge predetta per essersi

iscritto, nel febbraio 1928 al disciolto Partito Comunista;

c) del delitto di cui all'art. 285 C.P. per avere fatto uso, sempre nelle

anzidette circostanze di tempo e di luogo, di falsa carta d'identità.

IN PUBBLICA UDIENZA

Sentito il P.M. nelle sue conclusioni e l’imputato che per ultimo

ebbe la parola col suo difensore.

IL TRIBUNALE

Ritenuto che dalla lettura degli atti processuali nonché dalle e-

mergenze dell'orale dibattimento si è potuto accertare.

IN FATTO ED IN DIRITTTO

Che l’imputato, sempre di idee comuniste, nel dicembre 1927 lasciò

Pescina trasferendosi a Venezia, lavorando presso la Tipografia

Emiliana fino a metà marzo del 1928. In seguito, avendo egli

avuto la visita di un misterioso esponente del comunismo ed essendo

stato munito di carta d'identità falsa, si recò a Nervi. Dopo

una permanenza di due settimane andò a Genova per incontrarsi

con altri due esponenti del Partito Comunista; di poi ad Arona, a

Busto Arsizio e ad Alessandria, sempre mantenendo i contatti con

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