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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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Romolo e Secondino relativamente al reato previsto dall’art.

1 della legge 25.11.1926, n. 2008, che recita testualmente:

«Chiunque commette un fatto diretto contro la vita,

l’integrità o la libertà personale del Re o del Reggente è punito

con la morte. La stessa pena si applica, se il fatto sia diretto

contro la vita, l’integrità o la libertà personale della Regina,

del Principe ereditario o del Capo del Governo». Chiede,

inoltre, il rinvio a giudizio di Secondino, ai sensi degli articoli

3 e 4 della stessa legge, per insurrezione contro i poteri dello

Stato nonché ricostituzione del partito comunista ed appartenenza

allo stesso. Chiede, infine, il rinvio a giudizio di Romolo

per insurrezione contro i poteri dello stato, per appartenenza

al partito comunista ed per avere fatto uso di carta

di identità falsa. Dalla sentenza risulta, altresì, che Romolo

entrò nel partito comunista per svolgervi l’attività di tipografo

della stampa clandestina che doveva essere diffusa a fini

propagandistici. Ciò in base alle sue stesse dichiarazioni che

rivelarono tale circostanza alle autorità inquirenti. Romolo

ne parlò nel suo memoriale, in cui confessò che il compagno

da lui incontrato a Milano il 12 aprile 1928 gli aveva proposto

il trasferimento nella città per svolgervi l’attività di tipografo,

e nell’interrogatorio fattogli nel carcere di Regina Coeli a

Roma, il 12 giugno 1928, dal giudice istruttore del TSDS

Giuseppe Montalto, al quale dichiarò:

Nei colloqui avvenuti fra l’individuo a Venezia e la persona

conosciuta a Genova compresi che mi si voleva trovare una

occupazione di tipografo a Milano, essendo già pratico del

mestiere. Aggiungo che dai colloqui fatti tra le stesse persone

capii che mi si voleva anche affidare il compito di stampare

clandestinamente opuscoli e giornali e altro del partito stesso

75 .

Nella sentenza si afferma che l’individuo che si recò a Venezia

per prendere con sé Romolo fu Secondino, ma ciò non risponde

al vero, perché si trattava di Edoardo D’Onofrio. Non

110

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